Nautica & Lavoro – Ri-partenza del settore?

I vari provvedimenti emessi da Governo e Regioni, non sempre di facile interpretazione, hanno permesso il riavvio di alcune attività del comparto, seppure con limiti regionali e con l’obbligo, per ovvie ragioni, di seguire i protocolli previsti in funzione al contenimento del contagio da COVID-19.

Il 4 Maggio in qualche misura potremmo definirlo “giorno zero” pensando ad un progressivo ritorno alla normalità o meglio ad un nuovo approccio che possa intercettare modalità operative e di fruizione dell’elemento mare compatibili con l’andamento generale.

Nel mese di Marzo quando, in un precedente post sull’argomento, cercavamo di immaginare i possibili futuri scenari e come potessero reagire le aziende nautiche, dopo avere espresso diverse incertezze e riserve concludemmo con una nota positiva, anche se non totalmente ottimistica, facendo riferimento alle numerose bufere passate.

In questo momento non ci sembra realistico esprimere una visione altrettanto incoraggiante, particolarmente in rapporto al manifestarsi dei fatti relativi alla economia italiana e mondiale ed all’attuale stallo riferito a concrete azioni governative a supporto di crisi aziendali e mancanza di liquidità.

Volendo rimanere nella realtà ed analizzando i principali aspetti della questione ne consegue che:

– La cantieristica e l’indotto riprenderanno con riduzione delle capacità produttive e dovranno adattarsi a nuovi modelli di organizzazione interna e dotarsi di strumenti ed attrezzature conformi ai mutati regolamenti in materia di sicurezza dei lavoratori.
Questo si tradurrà in necessità di ulteriori investimenti a fronte di entrate ridotte in una situazione generale dove aumentare le disponibilità finanziarie accedendo al credito diventerà sempre più difficile.

– I potenziali volumi di affari risentiranno di una contrazione dovuta agli atteggiamenti di prudenza di una vasta fascia degli utenti, che se pressati da problematiche personali, tipo perdita del lavoro o peggio dell’azienda, potrebbero ridimensionare drasticamente l’interesse per la barca e la navigazione.

– Nella migliore delle ipotesi gran parte del fatturato nautico sarà alimentato dalle piccole imbarcazioni, gommoni, vele ed utenza della pesca dilettantistica.
Le costruzioni di grandi dimensioni non subiranno grossi contraccolpi, mentre rimangono dubbi sull’andamento dei charter che nei due mesi di fermo, forse i migliori per le prenotazioni, hanno visto sfumare la programmazione della stagione e quantomeno saranno costretti ad un adeguamento per rispondere alle regole igienico sanitarie in vigore (sanificazione degli ambienti, distanziamento sociale, ecc); anche in questo caso minori introiti ed ancora altre risorse economiche da investire.

– Conseguentemente è prevedibile pensare che vi sarà un numero di unità disponibili sul mercato provenienti da differenti situazioni: nuovo invenduto, usato recente da leasing non riscattati od insoluti, usato obsoleto svenduto per vetustà o per gli alti costi di mantenimento.

Resta evidente da quanto ipotizzato che, nel dopo-Virus, risulteranno profondamente mutate abitudini e scelte degli armatori, così come le strategie degli operatori.

L’impatto del virus e lo shock subito dalle persone ne modificheranno gli stili di vita e pertanto troviamo curioso riprogettare il prossimo futuro, che è appena cominciato, utilizzando gli stessi parametri e metodologie del recente passato.

Ri-partenza intesa come partire nuovamente, in modo diverso aumentando la percezione del valore contenuto nei beni prodotti o nei servizi offerti; questa partita si dovrà giocare sulle competenze e sulla preparazione professionale, vale a dire un campo dove l’intero tessuto nazionale ha innegabili opportunità di successo.

Condizione fondamentale per ottenere risultati positivi è che ciascuno faccia la propria parte, Governo, Regioni, Comuni, Istituzioni di varia natura, Associazioni di categoria, Operatori Nautici e Cantieri, Armatori, Utenti attuali e futuri, Associazioni Sportive e Club Nautici.