Marzo … Eventi Nautici e-Venti di Guerra

Poche ore prima di pubblicare il post del ventotto Febbraio con oggetto gli eventi fieristici, già pronto ed in coda di programmazione come i successivi due sempre sullo stesso argomento, a seguito del precipitare della crisi e del susseguirsi delle drammatiche notizie sulla situazione in Ucraina, abbiamo preferito spostare la data e scrivere un nuovo testo che racchiuda in modo sintetico informazioni sulle tre esposizioni e contemporaneamente ci permetta di esprimere qualche considerazione relativa agli accadimenti internazionali e sugli effetti di tutto ciò per le attività nautiche.

Di seguito le manifestazioni previste nel corso del mese.

Seatec & Compotec Marine
Carrara 17 – 18 Marzo 2022

Seatec è il salone professionale del settore nautico dedicato a Tecnologia, Componentistica e Design.
Oltre al classico modello espositivo questa diciannovesima edizione presenta numerose iniziative di interesse che coinvolgono vari aspetti del mondo della nautica.
Tra gli altri:
Incontri commerciali e tecnici dedicati ai Cantieri
Convegni e workshop su innovazione e trend del comparto
Meeting B2B su agenda internazionale

In contemporanea tredicesimo Compotec Marine riservato al mercato dei materiali compositi.

YARE-Yachting
Viareggio 16 – 17 – 18 Marzo 2022

Evento organizzato da Navigo, rivolto particolarmente ai superyacht, che grazie alla collaudata formula di networking, mette in contatto aziende e comandanti.

DUBAI International Boat Show
Dubai 9 – 13 Marzo

Principale salone nautico negli Emirati Arabi Uniti che si rivolge ai mercati dell’area Medio Oriente.
Notevole la presenza delle imprese Italiane dello yachting, degli sport acquatici e della navigazione da diporto.


Rivolgiamo un grande “in bocca al lupo” agli organizzatori ed a tutti gli espositori per l’impegno di importanti risorse in tempi molto turbolenti come quelli che stiamo attraversando.

Detto questo corre l’obbligo di fare un’analisi con riferimento a quello che sta universalmente accadendo, anche se è estremamente difficile prendere una posizione obiettiva, scevra da isterie.

Per l’ennesima volta abbiamo assistito ad un cambiamento epocale e lo stiamo tutt’ora vivendo: il mondo sembra impazzito, sono saltati tutti i riferimenti, in primo luogo di ordine morale oltre che economico, finanziario e politico.

Dopo lo stop degli ultimi due anni, deboli tentativi di ripartenza dichiarati dall’industria, qualche notizia molto positiva dall’andamento della nautica determinato principalmente nelle medie dai fatturati del settore superyacht, all’inizio del 2022 ed alla luce di questi aspetti, avevamo immaginato o ci eravamo illusi del ritorno ad una cosi detta “normalità”.

Ad oggi le posizioni assunte dai vari attori di questa crisi, che rileviamo essere profonda ed a mio parere personale senza una rapida soluzione, ci inducono a valutare con prudenza il futuro che sarà condizionato dallo scontro tra due diverse visioni della gestione dell’ordine mondiale e che, comunque vada a finire, condizionerà irrimediabilmente il futuro di tutti noi.

Passando alla nautica ed al turismo avremo sicuramente conseguenze negative e soprattutto in Italia per diversi ordini di motivi, tra i quali: logistica, produzione ed approvvigionamento di materia prima, impoverimento della popolazione, condizioni politiche ed economiche.

 

 

email, chat e simili

Da sempre le grandi trasformazioni sono avvenute in relazione all’evolversi delle tecniche comunicative.

Pensiamo all’invenzione della stampa a caratteri mobili a metà del 1400 ed il conseguente impulso alla diffusione delle informazioni rendendole accessibili ad un pubblico più ampio. Non a caso in questo secolo si registrarono profondi cambiamenti nella sfera sociale, politica e religiosa. Un evento che con la successiva scoperta delle Americhe nel 1492 portò all’Epoca Moderna ed al Rinascimento.

Dal lontano 1400 ai giorni nostri si possano citare per contributo innovativo molte altre importanti invenzioni o scoperte.
Direi prima fra tutte la pila e l’elettricità, poi nel 1800 il telegrafo seguito dal telefono, la locomotiva a vapore e successivamente l’automobile, nel 1900 l’aereo con i tentativi dei fratelli Wright.
Più recentemente il cinema, la radio e la televisione, tuttavia per arrivare ad un fatto di pari impatto alla citata invenzione della stampa occorre giungere sino alla metà del secolo scorso con i primi esperimenti militari che diedero origine ad Internet come noi lo conosciamo.
L’utilizzo della rete e le applicazioni messe a disposizione degli utenti rapidamente sono diventate il principale mezzo di comunicazione di massa, superando teoricamente ogni barriera di spazio e tempo.

Purtroppo ogni mezzo pensato dall’uomo per scopi pacifici può assumere anche aspetti negativi, infatti oggi sono numerosi i rischi presenti nell’ambiente web, dalle truffe a fenomeni anche di maggior gravità.

Tornando alle parole del titolo, nella piena consapevolezza dei vantaggi, vogliamo analizzare alcune negatività determinate dall’uso distorto od improprio del mezzo.

Partiamo dalla email: efficace per trasmettere informazioni o ridurre i tempi di risposta ad una domanda. Purtroppo tale efficacia è spesso ridotta dal numero di newsletter che giornalmente molti di noi ricevono e che forse non hanno il necessario tempo di leggere ed elaborare.
Un vero peccato!
A conferma alcuni browser permettono di dividere la posta ricevuta in “Importante o Principale” – “Social” – “Proposte Commerciali o Promozioni”.

Arriviamo ai sistemi di chat o simili che consentono un approccio quasi immediato, possono rappresentare una valida alternativa alla classica telefonata ma diventano in molti casi ingestibili quando utilizzate all’interno di gruppi generano ridondanza di messaggi, peggio se usate per inviare richieste di preventivo magari con contenuti di schede tecniche e disegni. Inoltre da considerare la mancanza di un riscontro preciso e la difficoltà di archiviazione puntuale del ricevimento e dell’invio oltre alla sicurezza dei dati che in qualche caso possono essere riservati.

A mio parere, dovendo scegliere quali applicazioni utilizzare tra quelle a nostra disposizione, fondamentale stimarne la validità sulle tempistiche globali effettivamente recuperate, oltre che alla semplicità di utilizzo.

Segue qualche suggerimento tratto dalla mia personale esperienza che, se può essere utile, condivido volentieri circa la gestione degli strumenti e delle metodologie.


Ricezione email

– selezionare le risposte in funzione della reale urgenza, se la risposta richiede qualche giorno per l’elaborazione inviare una mail di cortesia chiarendo la necessità di tempo per evadere la richiesta
– mantenere, per quanto possibile, un ordine cronologico secondo la data di ricezione, evitare di assecondare i “salti di fila” non dare precedenza a chi senza valido motivo è più insistente
– controllare periodicamente la cartella “SPAM”, può capitare che vi finiscano per errore anche email valide

News Letter

– verificare il grado di interesse agli argomenti trattati ed archiviare quelle ritenute importanti, se vi capita di accantonare un messaggio con la motivazione “forse lo leggerò dopo” controllare se questo avviene, se rimane nella cartella per un tempo superiore alla settimana e la cosa si ripete più volte forse è bene procedere a cancellare l’iscrizione (idem se cestinata senza leggere). Dare sempre una motivazione alla cancellazione, i vostri suggerimenti serviranno al mittente per ottimizzare la comunicazione

Inviti a webinar ed altri eventi via web

– accertarsi della validità dell’evento, controllare il programma ed i relatori. Accettare l’invito in funzione della personale utilità tenendo presente che la risorsa tempo è molto importante, anche in questo caso per chiarezza nei confronti dell’organizzatore motivare l’eventuale rifiuto

Cellulare, Chat & Messagistica

Nel caso di queste applicazioni è più difficile dare suggerimenti in quanto dipende dal tipo di attività svolta e dalla struttura di appartenenza.
In generale evitare per quanto possibile interruzioni durante fasi di lavorazione che richiedano particolare concentrazione, in occasione di riunioni e durante incontri di lavoro, a tale scopo usare i messaggi di segreteria del dispositivo.

 

 

 

Nautica 2022 Ripartenza

Il titolo che abbina le parole “Nautica” e “Ripartenza” per alcuni versi potrebbe essere insufficiente o poco appropriato a rappresentare correttamente la situazione che sta vivendo l’industria di settore nel suo complesso.

Il Dizionario della Lingua Italiana Garzanti riporta la seguente definizione:

“… nuova partenza, nuovo inizio; riavvio di un’attività, di un progetto …”

Ripartenza un sostantivo, oggi abbondantemente presente nel linguaggio di media e politici, spesso abusato nel suo significato per richiamare una sorta di associazione mentale con altri termini, quali risorgimento o ricostruzione, tipici di passati momenti storici.

In effetti è improprio parlare di ripartenza se consideriamo quanto riportato da autorevoli fonti a proposito di importanti incrementi di fatturato registrati nei due anni precedenti (2020 – 2021), semmai sarà un augurabile proseguimento del trend per l’anno in corso. Indubbiamente il comparto è tra quelli che meglio hanno resistito e mantenuto le posizioni contribuendo attivamente all’andamento economico nazionale con il “Made in Italy” e con notevoli quote di export.

Complessivamente la cantieristica Italiana si attesta ai primi posti tra i costruttori di superyacht con circa la metà della produzione mondiale portando ricadute economiche ed occupazionali che rappresentano senz’altro un valore molto apprezzabile, tuttavia il mondo nautico ha una conformazione eterogenea, storicamente formata da aziende di svariate dimensioni spesso indirizzate verso specifici settori del mercato.

Il prezzo di vendita di una singola unità di questo tipo varia in funzione della dimensione partendo da una base di 20 milioni di euro per superare le centinaia di milioni per costruzioni di 100 metri ed oltre.
Tali valori, se confrontati al resto delle attività nautiche, nella maggior parte dei casi rimangono lontani da quanto raggiunto in un intero anno di lavoro dagli operatori dell’indotto o da altri cantieri minori, anzi sono infinitamente più ridotti, praticamente due grandezze totalmente non comparabili.

Ma questo secondo insieme rappresenta, per capacità professionali e bagaglio di competenze, un’inestimabile valore per la diffusione della nautica in Italia nelle varie formule praticabili in una nazione bagnata per tre quarti dal mare.
A mio parere basare una stima dell’andamento sul solo volume globale fatturato potrebbe risultare molto pericoloso.

Inoltre non possiamo poi prescindere da fattori esterni derivanti da eventi di natura politica, economica, sanitaria e sociale, sia nazionali che internazionali.

Il mondo cambia velocemente, stiamo attraversando un periodo di trasformazioni epocali!

Mi capita sovente di confrontarmi con gli operatori del settore e spesso ho la sensazione che non tutto il comparto si muova alla medesima velocità o quanto meno che i cambiamenti vengano recepiti in maniera differente così come le relative conseguenze.

Nella ferma convinzione di quanto i comportamenti dei singoli soggetti possano essere in grado di incidere profondamente sul nostro futuro professionale e personale, l’invito alla presa di coscienza di tale fondamentale requisito da parte di tutti noi è l’augurio per il 2022.

 

Queen Mary – Quale Sorte?

Risulta dalle cronache di questi giorni che la < Queen Mary > verrà messa all’asta dopo la decisione di Eagle Hospitality, gruppo specializzato nel settore dell’ospitalità, di cedere gran parte degli asset compreso il transatlantico da tempo ormeggiato a Long Beach.

La nave, prestigiosa ed elegante ammiraglia della Cunard Line, varata nel 1936, venne trasformata in lussuoso hotel galleggiante con caratteristiche museali e dal 1967 ormeggiata stabilmente nel porto Californiano quale “attrazione storica” come definito nello stesso sito web della Eagle.

In questi anni la città di Long Beach, in qualità di proprietaria ha seguito la pratica del noleggio dell’albergo-museo affidandone la conduzione a vari operatori, spesso con esiti poco brillanti a causa degli enormi costi di manutenzione.

Urban Commons nel 2016 firmò un contratto di locazione per la gestione della Queen Mary e più recentemente presentò un piano finanziario mirato a sostenere un ambizioso progetto di sviluppo per il recupero storico del transatlantico e del riassetto urbano dell’area di ormeggio.

Malauguratamente l’operazione < Queen Mary Island >, mai decollata, culmina nel conflitto tra le due società per mancato adempimento degli impegni assunti da Urban Commons ed oggi il destino della nave è nelle mani del responsabile della ristrutturazione del gruppo per evitare un possibile fallimento.

Rimangono i lavori necessari, alcuni urgenti, a mantenere lo stato di conservazione dello scafo, i cui costi ormai insostenibili generano motivo di preoccupazione per le finanze della comunità.
Il bene, di innegabile valore storico, è riconosciuto in senso turistico come opportunità di sviluppo che un progressivo eventuale abbandono renderebbe vano.

Il 20 Maggio si terrà l’asta che deciderà la sorte di questo testimone di un’epoca, è auspicabile che si possa trovare un acquirente in grado di valorizzarne le peculiarità e riportarlo al meritato splendore.

NAUTICA & COVID UN ANNO DOPO

Esattamente un anno fa pubblicando il post ” Nautica & Covid 19 ” ci domandavamo quali potessero essere le conseguenze per il comparto determinate dalla diffusione del Coronavirus e dai provvedimenti in materia di prevenzione alla pandemia.

Osservando la situazione attuale siamo portati a pensare che molti degli interrogativi, allora sorti alla luce di un accadimento imprevisto, ancora non trovino risposte certe in ambito sanitario, tanto meno relativamente ai temi economici, o se non altro una visione progettuale sull’argomento da parte delle istituzioni.

Tra i fatti rilevanti degli ultimi 365 giorni dobbiamo registrare l’avvicendamento al governo, la notizia della possibilità di vaccinare la popolazione ed alcune misure economiche di sostegno alle difficoltà di imprese e famiglie, per lo più solo annunciate.

Ciò che è rimasto praticamente identico, come l’immagine in evidenza che abbiamo volutamente ripubblicato, lo stato di emergenza iniziale nel quale viviamo tuttora con una serie di norme che condizionano profondamente le decisioni individuali ed aziendali.

Facile immaginarne l’esito e le ripercussioni sulla necessità di ripresa delle attività in generale nonché su quelle del settore nautico e del turismo.

Molti eventi nazionali ed internazionali sono stati cancellati o si sono svolti secondo modalità innovative con formule virtuali o miste, tra le rinunce in Europa:

METS di Amsterdam  –  Cannes Yachting Festival  –  MYS di Monaco  –  Paris Boat Show

Apprezzabile la reazione degli organismi settoriali e degli operatori per trovare proposte ed alternative, in qualche occasione spingendo con forza per poter svolgere la manifestazione, opportunamente attrezzati, con la presenza fisica del pubblico; citiamo il caso del salone di Genova 2020 e di alcune importanti regate andate a compimento, non senza qualche complicazione, come la Vendée Globe e l’America’s Cup.

Dalle stime di Confindustria Nautica il mercato 2020 pur non registrando un aumento dei volumi in generale ha sostanzialmente resistito, ovviamente con andamenti differenti rispetto ai vari segmenti merceologici.

Probabilmente a soffrire maggiormente sono il turismo nautico ed il charter, penalizzati dall’assenza di clienti stranieri, seppure il noleggio abbia visto un picco di richieste nel pieno della stagione.

Il leasing nautico pare proseguire su un trend di crescita confermando l’andamento positivo degli anni precedenti.

Tendenza nettamente positiva per quanto riguarda il lusso, SuperYachts ed imbarcazioni di maggiori dimensioni confermano per la produzione Italiana una posizione di rilievo a livello mondiale con un cospicuo numero di ordini.

Innegabile la mutazione dei nostri abituali comportamenti e gli effetti sui consumi, basta osservare alcune statistiche: incremento dell’e-commerce, maggiore quantità di accessi a sistemi di videoconferenze ed utilizzo di video streaming.
Con ogni probabilità siamo diventati tutti più digitali, forse in maniera non sufficientemente consapevole.

I dati che emergono dal breve report, in alcuni casi di segno opposto, evidenziano quanto il momento sia complicato e si incastrano in modo preoccupante, a voler essere ottimisti, a scenari mondiali non proprio rosei.

Come sarà il 2021?

Anche se potrebbe sembrare poco pertinente con gli argomenti abitualmente trattati su questo portale, pensando a cosa aspettarci dal 2021 mi è tornata in memoria la Ciambella dei confini sociali ed il concetto in essa rappresentato dei nove confini planetari, modello promosso e reso popolare da Kate Raworth.

La transizione tra il vecchio ed il nuovo anno segna idealmente il confine tra passato e futuro, la nostra mente elabora bilanci e previsioni spingendosi irrazionalmente a sperare che domani potrà essere meglio di ieri; percepiamo gli accadimenti con valore temporale ma oggettivamente essi sono conseguenza di azioni e relazioni in un continuo susseguirsi di cause ed effetti.

Evitando di azzardare pronostici che potrebbero risultare poco attendibili vista la complessità del periodo che stiamo attraversando, vorrei introdurre un argomento che riguarda la nostra percezione della normalità, della sicurezza, della visione del futuro e della capacità di superare positivamente le avversità che si presentano nel corso dell’esistenza.

L’immagine rappresentata nella Ciambella vuole definire quali possano essere i confini planetari oltre ai quali i sistemi terrestri presenterebbero condizioni di degrado ambientale inaccettabili agli umani in una situazione di potenziale punto di non ritorno.

Nei prossimi anni avremo sempre più a che fare con gli argomenti in essa contenuti e dovremo focalizzare quali saranno le sfide del terzo millennio.
La Ciambella può rappresentare un asse di equilibrio entro quali limiti poter spaziare nell’elaborazione di realistici progetti futuri in tema di innovazione e progresso economico.

60° Salone Nautico – Genova c’è

Mancano solo poche ore all’apertura della sessantesima edizione del Salone Nautico di Genova, unico evento in programma, dedicato a barche ed accessori nautici, ad evitare la cancellazione dovuta alla pandemia da CoVid-19.

Per le note ragioni di prevenzione al diffondersi del virus alcuni saloni nautici internazionali hanno annullato gli eventi in programma rimandando l’edizione al prossimo anno, come il METS di Amsterdam, Monaco, Cannes e più recentemente Parigi.
Conseguentemente Genova diventa centrale per gli interessi del mondo nautico presentandosi come la sola occasione di incontro per operatori e pubblico nell’area del Mediterraneo.

Nelle attuali condizioni, la volontà di organizzare la fiera, ha comportato per gli organizzatori un notevole impegno per rispettare i protocolli sanitari, pianificare la complessa gestione dei flussi di visitatori e le numerose problematiche generate da un evento di queste proporzioni.

Tanta tenacia dimostrata da Confindustria Nautica nel portare avanti il progetto deriva indubbiamente dalla consapevolezza dell’importanza che la manifestazione rappresenta per il settore e per le ricadute generate sul territorio dall’indotto che registra fatturati con volumi di grande importanza.

Differenti e contrastanti, in funzione dell’angolo visuale dal quale inquadriamo la scelta, le considerazioni in merito variano dalla valenza positiva, quale esempio di forte responsabilità e reattività per il comparto, al giudizio di sfida od azzardo per una manifestazione che, nonostante gli sforzi organizzativi, potrebbe subire negatività in termini di partecipazione a causa delle difficoltà di spostamento, particolarmente per stranieri provenienti da paesi UE.

Dal primo al sei di Ottobre i duecentomila metri quadri, in grossa parte all’aperto, ospiteranno una edizione del tutto particolare, all’insegna della massima sicurezza anche grazie alle tecnologie digitali messe in atto, un passo in avanti con una visione mirata a conferire alle prossime edizioni un adeguamento dell’aspetto organizzativo di maggiore razionalità.
Ma vi sono alcune altre particolarità, infatti Genova 2020, oltre a celebrare il Salone Nautico Numero Sessanta, sarà la prima Fiera Internazionale di settore del dopo CoVid-19 e la prima ad essere organizzata dopo la riunificazione in Confindustria Nautica di UCINA e Nautica Italiana.

Assicurata la presenza di cantieri italiani ed esteri che presenteranno le novità della produzione con alcuni modelli per la prossima stagione in totale anteprima, inoltre un progetto del tutto nuovo si focalizza su di un interessante fenomeno di mercato dedicando un’area riservata alle Superboat, imbarcazioni pneumatiche di alta gamma.

Per quanti impossibilitati alla visita di persona saranno disponibili video riguardanti gli espositori, le barche e le interviste sul canale online SnTv, iniziativa realizzata ad hoc da Confindustria Nautica in partnership con Primocanale Production e Liguria Digitale.

Infine, ma non ultima per importanza, Millevele 2020 ormai tradizionale veleggiata in contemporanea con il Salone e che quest’anno apre lo scenario ad un altro importante avvenimento per la città che nel 2023 ospiterà la tappa finale della Ocean Race.
Durante il weekend della Millevele numerose iniziative a terra ed in mare dedicate alla avventurosa regata oceanica ed ai grandi navigatori protagonisti di ieri e di oggi.

Nautica & COVID-19 – Quale sarà l’impatto sul comparto?

Il mese di Marzo comincia con notizie rassicuranti sullo stato del diporto nautico malgrado il momento di preoccupazione generale determinato dal diffondersi del Coronavirus.

Complicato, oggi, trovare argomenti che possano essere di una qualche utilità in termini di informazione per il settore senza cadere nell’isteria dell’allarmismo e del pessimismo.

In questa atmosfera surreale che si è venuta a creare nulla sembra essere come prima e forse non lo sarà quando si tornerà, speriamo presto, alla normale routine.

Guardo fuori dalla finestra, è arrivata primavera, il giardino è fiorito, splende un bel sole, esco sul terrazzo per guardare il mare e per un attimo resto estraniato dalla realtà.

Poi rifletto sull’ironia delle cose: una stagione che avrebbe avuto inizio molto presto e destinata probabilmente a confermare il trend di crescita rilevato nei primi mesi del 2020.

Immagino la frenesia che normalmente vive l’ambiente nautico all’arrivo delle prime giornate di tempo buono, artigiani e tecnici che si destreggiano per soddisfare le richieste, cantieri che si apprestano al varo delle nuove costruzioni o alla messa in acqua dopo la sosta invernale.

E invece no!

Le ultime disposizioni in materia di lotta al contagio vietano lo spostamento degli individui senza validi motivi, i porti sono desolatamente vuoti e l’intero indotto è praticamente fermo.

Fiere, regate ed eventi programmati sono stati progressivamente spostati od annullati, le comunicazioni che arrivano dai principali costruttori, Italiani ed esteri, parlano di riduzione della produzione o chiusura di qualche unità produttiva per attenersi alle misure di precauzione.

La diffusione del virus ha raggiunto molti paesi sino ad essere dichiarato lo stato di pandemia, la situazione sanitaria è senz’altro complicata e giustifica i timori di governi e popolazione, ma altrettanto preoccupano, se non maggiormente, le ricadute negative che il COVID-19 produrrà all’economia e le conseguenze derivanti dallo stop alle attività per aziende, lavoratori ed utenti.

In questo contesto generale è molto difficile ipotizzare a quale prezzo ed in quanto tempo la nautica potrà ripartire.

Penso al mondo della costruzione di scafi a vela o a motore, grandi e piccoli, ai cantieri di rimessaggio e refitting impossibilitati dal blocco ad ultimare i lavori ed a consegnare le barche, al charter bloccato nel periodo delle prenotazioni, al turismo nautico e soprattutto ai tanti piccoli imprenditori dell’indotto.

Osservando gli accadimenti e le bufere che hanno caratterizzato alcuni periodi della storia del settore, che qualcuno di noi ha vissuto in prima persona, possiamo trarre dal passato l’incoraggiamento per lanciare un messaggio positivo.

Ricordiamo, tra le altre, le ricadute negative subite all’inizio anni 90 a seguito prima guerra del Golfo e crisi petrolifera, gli eventi bellici nella ex-Jugoslavia, la bolla finanziaria del 2007-2008, l’attentato alle Torri Gemelle nel 2011 e la successiva seconda guerra del Golfo, nonché l’instabilità politico-economica di questi ultimi decenni.

In Italia, in particolare, facendo riferimento a quanto accaduto a seguito dei provvedimenti approvati dal Governo Monti tra il 2011 e 2013, le imprese più piccole ed esposte in maggior misura al collasso totale ed anche le società di capitali messe in difficoltà.

Ebbene, seppure con grandi sacrifici, il comparto ancora una volta ha trovato la strada per uscire dalla devastazione e ripartire, dimostrando coraggio e tenacia supportato dalle eccellenze della cantieristica nazionale e dalle competenze e professionalità di artigiani e piccole imprese.

Navigazione a Zero Emissioni – La barca elettrica non è più di nicchia!

Scegliere di navigare con un’imbarcazione dotata di motore elettrico può presentare molti apprezzabili vantaggi: maggiore economicità, silenziosità, riduzione delle vibrazioni, assenza di scarichi ammorbanti e non ultimo il rispetto dell’ambiente marino.

Mossi da interesse e curiosità, nel corso del tempo, abbiamo trattato in vari articoli l’argomento Energie Alternative per svariati impieghi, oggi cerchiamo di esplorare più in profondo il fenomeno.

Le risposte dell’industria

Spinta dalle esigenze di fornire soluzioni concrete per una mobilità sostenibile, principalmente nel settore automotive, l’industria ha investito notevoli risorse nella ricerca ed attualmente è in grado di realizzare propulsori con ottima resa in prestazioni, che trovano impiego anche nel comparto della nautica per equipaggiare scafi da diporto e da lavoro.

Notevole contributo al diffondersi della tendenza deriva anche dalla disponibilità sul mercato di batterie capaci di garantire maggiore autonomia grazie all’utilizzo di nuovi materiali ed alle recenti tecnologie di produzione.

La diffusione di imbarcazioni con propulsione elettrica o ibrida, in alternativa al motore termico, è ormai uno scenario attuale che ha conseguentemente determinato la presa in carico della soluzione ed armonizzazione di varie problematiche che debbono tenere in conto diversi parametri, quali:

  • affidabilità e durata nel tempo
  • ingombro e peso
  • sistemi di ricarica dedicati

 

Anche nelle barche di minori dimensioni si registra una abbondante presenza di accessori assetati di energia elettrica, pertanto i costruttori si sono adoperati a trovare brillanti soluzioni per la carica degli accumulatori in navigazione sfruttando l’energia generata da tre elementi presenti in natura: Sole – Vento – Acqua.

Troviamo Generatori Eolici o Idro Generatori così come Pannelli Solari ad Alta Efficienza, inoltre alcuni propulsori elettrici possono svolgere la funzione di alimentatore delle utenze di bordo.

In ogni caso è poi necessario attingere alla corrente di banchina per la ricarica; pertanto alcuni porti e marina più sensibili alle nascenti esigenze di mobilità elettrica si sono organizzati per predisporre colonnine di servizio dedicate, anche se per raggiungere una adeguata diffusione sulle coste resta ancora molto da fare.

Concetto di Blu Economy

” imitazione dei sistemi naturali nella loro grande capacità di riutilizzare

continuamente le risorse, senza produrre rifiuti né sprechi “

Così lo definisce lo studioso ed economista Gunter Pauli che per primo citò il termine “ Economia Blu “ come l’insieme delle soluzioni atte a sostenere la tutela dell’ambiente e della persona.

Più in generale possiamo definire Blu Economy tutte quelle buone pratiche realizzate in relazione con l’ecosistema delle acque, rappresentato da mari, laghi e fiumi, comprendendo tutte le attività esercitate dall’uomo in vari ambiti, inclusi quello marittimo, nautico e turistico.

Recentemente la commissione europea si è attivamente occupata dell’argomento inserendolo tra gli obiettivi della strategia Europa 2020 per una crescita sostenibile e promuovendo uno studio allo scopo di emanare una serie di normative che regolino la materia.

Quindi:

Scegliere una imbarcazione con propulsione elettrica è nello spirito Blu Economy?

Certamente si, in quanto si eliminano parecchi effetti che provocano ricadute negative sull’ambiente, anche se occorre fare alcune precisazioni sul concetto di circolarità.

Sarebbe utopico pensare che i prodotti utilizzati possano avere un ciclo eterno, pensiamo per esempio agli accumulatori che per rispondere ai requisiti richiesti necessitano obbligatoriamente di processi di riutilizzo dei componenti.

Ma la principale attenzione deve essere rivolta ai sistemi di ricarica e da quali fonti viene prodotta l’energia elettrica necessaria, distinguendo tra fonti fossili, gas naturale e petrolio, o rinnovabili, eolica e solare.

Teak naturale o sintetico? Il parere di un esperto

Da alcuni anni si sente sempre più spesso parlare delle coperte di imbarcazioni rivestite in materiali sintetici al posto del tradizionale teak naturale.

Diciamo innanzitutto che si tratta di materiali e tecnologie completamente diversi, per cui non è logico voler fare un raffronto per comprendere quale sia la soluzione migliore.

La coperta in teak naturale rappresenta tutt’ora la soluzione più prestigiosa per ogni imbarcazione: il suo fascino ed eleganza sono indiscutibili.

Un’imbarcazione con una coperta in teak di adeguato spessore e ben mantenuta ha certamente una valutazione superiore rispetto ad un’altra pari modello, dimensioni ed età che ne sia sprovvista o che ne abbia una consumata ed in condizioni precarie. Anche in un raffronto tra due imbarcazioni uguali con coperta in teak naturale o con materiali sintetici, il valore è senz’altro più alto per la prima.


IL TEAK NATURALE

Sappiamo tutti che il teak è un legno particolarmente duro, con ottime caratteristiche fisiche, idrorepellente ed immarcescibile per via dell’olio naturale di cui è ricco, tanto da poter essere lasciato in ambiente marino senza alcun tipo di trattamento protettivo.

Nell’industria nautica la qualità di teak più utilizzato è il Burma per via delle sue qualità estetiche con fibre uniformi e con pochi nodi.  Chi opera nella nautica da più tempo ricorderà senz’altro anche la specie Siam (denominazione commerciale) originaria dell’attuale Thailandia, caratterizzato da un colore più rosato e dalle fibre ancora più uniformi, che purtroppo però non viene più esportato in tronchi e tavole da circa 30 anni per effetto di un disboscamento selvaggio eseguito senza una politica di sostenibilità fin dal 19° secolo. Nonostante il successivo rimboschimento, al momento l’esportazione riguarda solo prodotti lavorati e non certo tavolame per coperte.

Tenendo presente che una pianta di teak necessita di almeno una settantina d’anni per raggiungere dimensioni adeguate ad ottenere tavole adatte all’industria nautica, è prevedibile che sarà nuovamente disponibile nella seconda metà del secolo attuale. Anche il teak Burma è al momento a rischio di esaurimento nonostante una politica ambientale diversa che prevede già da tempo la sistemazione di nuove piante al posto degli alberi abbattuti.

Di conseguenza, è prevedibile che in un prossimo futuro vedremo i prezzi del teak salire considerevolmente con una forte ricaduta nel settore della nautica in genere.


IL PROBLEMA DELLA STAGIONATURA

La stagionatura del teak generalmente è molto lenta, anche per via delle dimensioni dei tronchi. Dall’inizio dello scorso secolo ad oggi si è vista una graduale diminuzione dei tempi di stagionatura passando da oltre 20 anni ai 2/3 anni di oggi, dovuta in gran parte al progressivo aumento del costo del teak. È infatti impensabile oggi, salvo alcuni casi, tenere il capitale di un tronco fermo per una decina d’anni in attesa della possibilità di utilizzo e vendita.

Proprio per ridurre i tempi di stagionatura, e quindi di attesa, sono stati adottati sistemi che prevedono l’ausilio di camere riscaldate o della tecnologia sottovuoto, anche se comunque permangono importatori che preferiscono la stagionatura naturale nonostante ciò comporti avere grossi capitali fermi. L’utilizzo di teak poco stagionato su una coperta, ed in generale all’aperto, può dare luogo ad antiestetiche e pericolose spaccature del legno.


LA MANUTENZIONE

Ad ogni modo, tenendo ben presente le problematiche sopra descritte, il teak rimane sempre e comunque il legname per eccellenza per il rivestimento delle coperte e per tutte le parti in legno destinate a restare all’aperto ed alle intemperie.

La coperta in teak, per mantenersi in perfette condizioni, richiede una certa cura e manutenzione in quanto è soggetta ad usura, specialmente su imbarcazioni a vela dove vi fregano cime e vele, ad ammaccature in caso di caduta di corpi pesanti e ad ossidazione superficiale con modifica del colore dal marrone ad un grigio poco elegante. Pertanto, oltre ai normali lavaggi con acqua dolce, occorre effettuare almeno una volta all’anno un trattamento di pulizia e schiaritura con appositi prodotti.

Il teak è inoltre soggetto a consumo e dopo un certo periodo presenta le fibre in risalto così da render necessario un intervento di levigatura che ripristina il bell’aspetto del teak, ma che determina anche un assottigliamento della coperta stessa.

Teak naturale contro teak sintetico


IL TEAK SINTETICO

In alternativa, alcuni anni fa sono apparsi nuovi prodotti in materiale sintetico che riproducono più o meno fedelmente il disegno ed il colore del teak naturale. Diciamo subito che si tratta di un settore relativamente nuovo e che pertanto è destinato a subire continui miglioramenti sia per quanto riguarda i materiali che l’effetto estetico finale. Al momento con il termine più comune di teak sintetico si indicano materiali che vengono realizzati secondo due ben distinte metodologie.

Da una parte abbiamo prodotti sintetici realizzati generalmente in materiale plastico (ad es. PVC), le cui formule sono al continuo studio dei singoli produttori per un costante miglioramento, e dall’altra quelli realizzati mediante fibre vegetali conglomerate con collanti epossidici.

Questi ultimi vengono realizzati mediante incollaggio di sottili impialicciature in teak che, in questo caso, potrebbe essere anche del tipo africano, uguale a quello asiatico, ma privo degli olii e quindi poco adatto per l’utilizzo all’aperto senza opportuni protettivi. Un’azienda tedesca ha ideato di recente un prodotto realizzato con le olle del riso.

VANTAGGI: Le caratteristiche delle coperte in materiale sintetico sono l’inattaccabilità da parte degli agenti atmosferici, salsedine, olii, nafta e sporcizia in genere.  Hanno un ottimo potere antisdrucciolo in condizioni di bagnato, un’usura molto limitata anche in condizioni di utilizzo pesante, un buon potere assorbente ed antideformante in caso di urto o caduta di oggetti anche pesanti.  Inoltre, e questa è forse la caratteristica principale, hanno una manutenzione praticamente inesistente: basta un semplice lavaggio per ripristinarne aspetto e colore.

SVANTAGGI: Per contro, i prodotto sintetici di tipo plastico tendono a scaldarsi molto sotto al sole per cui potrebbe risultare fastidioso camminarci scalzi, anche se alcuni produttori hanno già provveduto a risolvere il problema con risultati soddisfacenti. I prodotti in fibra vegetale risentono meno di questo problema in quanto è quasi come camminare su una coperta in teak naturale.

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CONCLUSIONE

Sulla scelta quindi del materiale per la coperta è mio parere che le imbarcazioni d’epoca o classiche e di maggior prestigio debbano continuare ad utilizzare il teak naturale.

Per le imbarcazioni più recenti, ho avuto modo di vedere coperte realizzate in teak dello spessore di 6/8 mm, al fine di contenere i costi ed i pesi. Considerando la normale usura del teak, la vita di queste coperte è molto limitata e certamente l’utilizzo di materiali sintetici sarebbe da preferire.

Per tutti gli altri casi bisognerebbe domandarsi: “quanto tempo e risorse desidero impegnare per la manutenzione di una coperta in teak?“… Se la risposta è poco, il mio suggerimento è quello di indirizzarsi verso i materiali sintetici.

In merito ai costi di realizzazione di una coperta non ci sono al momento grosse differenze tra naturale e sintetico e ciò dovuto anche ai diversi metodi e problematiche relative all’applicazione a bordo. Ad ogni modo, come detto in precedenza, i prodotti sintetici sono abbastanza recenti ed il settore è in continuo sviluppo, per cui è lecito pensare che in futuro si potranno abbassare i costi e si potranno avere materiali sempre più simili al teak naturale.

In un periodo di forte evoluzione nell’ambito del design nautico, è ipotizzabile anche una rivoluzione nella realizzazione delle coperte in materiale sintetico con nuove soluzioni estetiche e decorative.


L’ESPERTO

Antonio Salvalaglio
Costruttore Navale abilitato con oltre 30 anni di esperienza nel settore del diporto. Consulenze tecniche e valutative, realizzazione disegni tecnici a richiesta previo rilevamento a bordo ed elaborazione calcoli dimensionali, project management.
CONTATTI:  Tel. 348 2208996  –  antonio.salvalaglio@gmail.com

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