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Roma per 1/per 2/per Tutti – Circolo Nautico Riva di Traiano, appuntamento il 9 aprile 2017
Presentata a Roma la XXIV Edizione della “Roma per 2”
Una novità di rilievo riguarda la piombatura dei motori, che verrà reintrodotta a garanzia della sportività dei concorrenti. Tanti i velisti presenti, a partire dai solitari oceanici Andrea Mura e Matteo Miceli
Si partirà il 9 aprile 2017 e sarà, come ogni anno, la prima e più avvincente regata d’altura nel Maditerraneo. “Sarà anche la più difficile – come conferma Riccardo Provini dell’Uvai – perché è stato confermato alla ‘Roma’ il coefficiente più alto tra le regate del Campionato Italiano Offshore.”
Chi ha ambizioni di vittoria in questo grande campionato d’altura organizzato dalla FIV, che si corre sia in Tirreno sia in Adriatico, non può esimersi dal partecipare a questa impegnativa Transtirrenica no-stop di 535 miglia, da Riva di Traiano a Lipari e ritorno.
Tanti i velisti accorsi alla presentazione di questa XXIV Edizione, che si è svolta a Roma, nel Salone dei Piceni nei Musei di San Salvatore in Lauro. Dopo i saluti di Lorenzo Zichichi, impeccabile padrone di casa ed agguerrito regatante, si è subito parlato della novità di quest’anno, ovvero la reintroduzione della piombatura dei motori per tutte le barche partecipanti, solitari, in doppio e in equipaggio.
“E’ un problema di sportività e di trasparenza – commenta il direttore di Regata Fabio Barrasso – che serve proprio a tutelare i regatanti e a confermarne la lealtà sportiva”.
Altra novità è l’apertura ai Mini 6.50, che da quest’anno saranno di nuovo in regata, al momento con le barche di Luca Sabiu e Attilio Micciché. “E’ una classe che abbiamo sempre nel cuore e che vorremmo ritornasse in massa a partecipare a Riva – spiega Alessandro Farassino, Presidente del CNRT – perché è su queste barche che si formano la nuove leve della vela italiana. Quest’anno abbiamo Alberto Bona, che è passato al Class 40 e regaterà in solitario. Ecco, avremmo voluto vederlo all’opera anche prima, sul suo Mini 6.50, e speriamo che questo sia possibile da oggi in poi per i giovani che vorranno esserci”.
Alla conferenza stampa non poteva mancare Andrea Mura, vincitore dello scorso anno nella Roma per 1, e di ben quattro edizioni della “per 2” in coppia con Guido Maisto.
Andrea ha parlato del suo prossimo impegno oceanico, la Ostar, ma ha anche lanciato un allarme sulla sicurezza delle regate oceaniche. I regolamenti sono stati cambiati e ci sono molte dotazione indispensabili che vengono ora classificate come facoltative. “Io potrei portare alla Ostar circa 20 chili in meno – ha spiegato Mura – rinunciando ai razzi con paracadute, a molte medicine e ad altre cose. Non so se lo farò, perché mi sembra assurdo diminuire gli standard di sicurezza”.
Sicurezza che è come sempre molto cara alla direzione del Circolo Nautico Riva di Traiano, che organizzerà i corsi di sopravvivenza, per i quali sono previste due date, e un briefing dedicato agli aspetti sanitari, dei quali si occuperà l’Ammiraglio Mario Tarabbo della Marina Militare.
Irrinunciabile anche la presenza di Matteo Miceli, che sta ultimando la preparazione del suo Class 40 recuperato dopo il naufragio in Atlantico. Per lui è già arrivato un nuovo albero in carbonio e sta lavorando freneticamente per il prossimo varo. Alla Roma per 2 ci sarà, a bordo del suo Este 35 Perchési, con Corinna Massimi.
Altro oceanico in pieno salto di categoria è Alberto Bona, che ha acquisito il Class 40 di Giovanni Soldini, Telecom Italia ora Magalé, con il quale debutterà in questa classe in solitario alla Roma per 1. Poi anche per lui ci sarà l’Oceano, con la Jacques Vabre, la famosa Route du Café.
Il legame tra la Roma per 2 e l’oceano si fa ancora più stretto quando a parlare sono Pietro Boerio, segretario della Classe 9.50, e Maurizio Vettorato, alpinista e marinaio, attualmente punto fermo di questa classe fantastica che sta finalmente decollando. La regata Genova – Gibilterra – Madeira – Riva di Traiano sarà realtà nel 2018. “Abbiamo scelto gli anni pari – spiega Pietro Boerio – perché nei dispari c’è la Mini Transat, e la platea di riferimento di questa classe è simile alla nostra”. Annunciato anche il progetto di una nuova barca sviluppata in collaborazione con la Marina Militare “Sarà un po’ più Imoca 60′ e un po’ meno Mini 6.50 – accenna Boerio – ma non posso dirvi di più, perché tra un po’ ci sarà la presentazione e potrete vederla tutti”.
Alla Roma per Tutti parteciperà anche un equipaggio particolare, formato da ragazzi condannati a pene detentive che stanno affrontando un percorso di recupero sociale. A portarli in regata sarà un poliziotto davvero con la faccia da buono, Simone Camba, che ha costituito, tra enormi difficoltà, l’associazione, New Sardiniasail. “La vela aiuta tanto il recupero sociale di questi ragazzi – spiega Simone – ed il fatto di essere in regata, quindi in competizione, li stimola ancora di più. Imparano a lavorare insieme, a fidarsi uno dell’altro e a riconoscere l’autorità dello skipper. Sono grato a tutti quelli che ci aiutano e soprattutto ad Andrea Mura, che si è impegnato con noi e ci ha ospitato su Vento di Sardegna”. Ma quest’anno avremo una barca tutta nostra, veloce e competitiva. E faremo una gran regata”.
E alla fine alla la ciliegina (non ancora sicura) sulla torta. Andrea Mura non se la sente di saltare un anno ed è intenzionato a partecipare. “I tempi sono stretti ma forse ci sono. E regatare alla Roma è bellissimo”.
Alberto Bona, Alessandro Farassino, Andrea Mura
Comunicazione a cura di Roberto Imbastaro: 335 7277713
La Vendée Globe si è conclusa come previsto, con la vittoria del favorito Armel Le Cléac’h su <Banque Populaire VII>. La cosa che non era previsto era una battaglia così serrata fino all’ultimo col secondo classificato Alex Thomson su <Hugo Boss>, grandissimo protagonista delle fasi finali con una poderosa rimonta, ma anche dell’intera regata, regalando a tutti gli appassionati uno straordinario testa a testa lungo 50.000 chilometri.
Lo skipper bretone, soprannominato Sciacallo, ha anche fatto segnare il record della manifestazione, giro del mondo in solitario e senza scalo nata nel 1989, con 74 giorni, 3 ore e 35 minuti, battendo di quasi 4 giorni il tempo del campione in carica Francois Gabart e prendendosi una fantastica rivincita dopo due secondi posti.
Lo straordinario tempo fatto segnare sembra confermare una volta di più la straordinaria velocità degli Imoca60 “volanti”, cioè dotati di foils, le derive che sollevano insieme ai timoni la barca dall’acqua e consentono accelerazioni brutali, vera novità di quest’edizione e adottati da quasi tutti i primi classificati.
Armel Le Cleac’h su Banque Populaire
Armel Le Cleac’h
Il giorno dopo la conclusione della regata per i primi due classificati, passata l’eccitazione procurata da un insolito arrivo che si può definire al “foto-finish” dopo oltre 24.500 miglia, ci sembra però interessante puntare l’attenzione sui navigatori che ancora non hanno tagliato il traguardo.
Il riferimento con l’edizione 2012, vinta da Francois Gabart, conferma i tempi di percorrenza record dei primi tre classificati, visto che Jeremie Beyou al momento terzo si trova a poco più di 500 miglia dall’arrivo.
Alex Thomson all’arrivo
L’arrivo del secondo classificato
Le posizioni degli altri concorrenti fotografano situazioni diverse:
quarto, quinto e sesto, che navigano molto vicini tra loro, hanno ormai superato il Tropico del Cancro e Jean-Pierre Dick, unico dei tre ad utilizzare i “foils”, potrà confermare il vantaggio offerto da questa soluzione se riuscirà a classificarsi quarto;
Louis Burton ha appena passato l’Equatore e registra un buon vantaggio sul gruppo che sta superando il Tropico del Capricorno;
quattro imbarcazioni hanno da poco doppiato Capo Horn e navigano poco distaccate tra loro, mantenendo una velocità media simile, ad eccezione di Rich Wilson, al quattordicesimo posto e leggermente più attardato;
Didac Costa, al quindicesimo posto dopo la disavventura in partenza e costretto ad una regata di inseguimento, è riuscito a risalire diverse posizioni ed oggi è davanti al gruppo degli scafi che ancora non hanno doppiato il Capo, tallonato da Romain Attanasio;
infine gli ultimi due skipper, molto attardati, hanno ancora circa un terzo delle miglia da percorrere, con Pieter Heerema penultimo ed unico scafo tra gli inseguitori equipaggiato con i “foils”.
Proprio in un grande periodo per la vela oceanica, con il testa a testa finale di una splendida Vendée Globe, il grande record di Coville e quello recentissimo di Thomson, proprio alla Vendée, e il grande risalto mediatico del tentativo di Gaetano Mura, seppur abortito, un’altra splendida notizia arriva da Roma: Eco40, la barca ecologica a impatto zero di Matteo Miceli tornerà presto in acqua.
Naufragata a marzo 2015, a seguito del distacco della chiglia, durante il tentativo di giro del mondo “green” dello skipper italiano ed incredibilmente ritrovata due mesi dopo ribaltata al largo delle coste del Brasile, la barca è stata recuperata e trasportata in cantiere a Riva di Traiano.
Messo insieme il budget necessario al refitting integrale (circa 200.000 euro) grazie al gruppo di sponsor e fornitori di attrezzature che segue il navigatore romano, l’imbarcazione è pronta per tornare in acqua a maggio.
Lo stato della barca al momento del recupero
Ricco ed interessante il programma di Miceli, che durante questo periodo di attesa ha proseguito la sua attività di scuola d’altura a bordo di un Class 40: folto programma di impegni nel mediterraneo, con il primo impegno agonistico previsto per la Rolex Middle Sea Race e a seguire la Palermo-Montecarlo.
Ricordiamo che Eco40 non inquina e non consuma una goccia di benzina, grazie ai generatori eolici, alle idroturbine, ai pannelli solari, al motore elettrico per le manovre nei porto e all’orticello di bordo irrigato con acqua desalinizzata.
Alex Thomson ha battuto il record di distanza in solitario in 24 ore con un monoscafo: 536,81 miglia nautiche (oltre 994 kilometri). Une performance straordinaria!
Tra le 7:00 di domenica 15 gennaio e le 7:00 di questo lunedì 16 gennaio 2017 (24 ore), Alex Thomson, tenace inseguitore di Armel Le Cléac’h nella Vendée Globe, ha stabilito un record incredibile, coprendo circa 536,81 miglia nautiche (circa 1000 chilometri) ad un media straordinaria di 22,36 nodi!
Il record era detenuto dal campione in carica della Vendée Globe, François Gabar, che durante l’edizione 2012/13 aveva percorso 534,48 miglia in 24 ore (22,27 nodi di media) a bordo di <Macif>.
Per ora, il record è in attesa di convalida da parte del World Sailing Speed Record Council (WSSRC), l’organismo internazionale che tiene accuratamente i conti in materia. Se verrà approvato, lo skipper di <Hugo Boss> avrà superato di 2,33 miglia François Gabart, riprendendosi il record da lui stesso detenuto tra il 2003 e il 2012.
Nonostante questo incredibile ritmo di navigazione, Thomson si trova ancora alle spalle di <Banque Populaire VIII> di circa 80 miglia, quando, dopo aver superato le Azzorre, al traguardo finale ne mancano circa 800.
GLI ALTRI
Con la sfida per la vittoria riservata ai soli duellanti sopra citati, altre 8 imbarcazioni stanno attualmente navigando nell’Oceano Atlantico, mentre il gruppo di 4 concorrenti occupanti dall’11esima alla 14esima posizione sta effettuando il passaggio di Capo Horn con situazione meteo difficile,viste le depressioni e i forti venti settentrionali da 40 nodi provenienti dalla Patagonia e dalla Cordigliera delle Ande. La situazione è resa ancora più complicata dal fatto che gli skipper della Vendée Globe devono rispettare la Zona di Esclusione Antartica (AEZ), che si trova sole 80 miglia a sud di Capo Horn.
LA RIMONTA DI DIDAC COSTA
Gli ultimi 4 concorrenti si trovano in pieno Pacifico, ancora piuttosto distanti dal Canale di Drake. Tra questi, da rimarcare sicuramente l’impresa degna di nota di Didac Costa: dopo la sfortunatissima partenza, in cui una grave avaria lo ha costretto addirittura a tornare indietro al punto di partenza per le necessarie riparazioni, lo skipper spagnolo non si è perso d’animo e, nonostante le giornate di navigazione perse (dopo pochi giorni aveva già 1800 miglia di ritardo dal primo), è ripartito inseguendo il gruppo da lontano, avvicinandosi costantemente fino a rimontare parecchie posizioni fino all’attuale 15esima.
I Mondiali Giovanili di vela 2016 (Aon Youth Sailing World Championship) si sono conclusi nei giorni scorsi ad Auckland, in Nuova Zelanda, con l’Italia a sollevare il Trofeo per Nazioni, che premia la miglior nazione nel complesso.
Nelle vesti di cerimoniere Pete Montgomery, affettuosamente conosciuto come “the voice of yachting”, che ha accolto presso l’Università di Auckland i 389 velisti, provenienti da 65 nazioni, gli allenatori e gli ospiti.
Il Team italiano vincitore sul palco
Sono saliti sul palco Pete Burling (oro olimpico di Rio 2016 a argento a Londra 2012) e Sam Meech (bronzo a Rio 2016) che, accolti dagli applausi, hanno premiato i giovani velisti con medaglie e trofei in legno intagliato. I due atleti hanno raccontato le loro prime esperienze di vela, della loro carriera e di come proprio i mondiali giovanili hanno contribuito ad avviarli sulla strada giusta per raggiungere il successo ai Giochi Olimpici.
L’ultimo dei premi è stato il prestigioso Trofeo delle Nazioni, con l’Italia ad iscrivere il proprio nome per la terza volta nell’albo d’oro del premio, terminando la manifestazione con soli 6 punti di vantaggio sulla Gran Bretagna, giunta seconda. Il team di 14 giovani velisti è salito sul palco e ha cantato con passione il proprio inno nazionale davanti alle centinaia di presenti.
L’impresa è riuscita: Thomas Coville è il solitario più veloce di sempre a fare il giro del mondo in barca a vela. Il francese, 48 anni, a bordo del trimarano <Sodebo Ultim’> ha portato a termine l’impresa in 49 giorni, 3 ore e 7 minuti, demolendo il tempo fatto segnare da Francis Joyon nel 2008 (57 giorni e mezzo).
Coville aveva un conto aperto con il giro del mondo: era infatti al quinto tentativo di record, dopo ulteriori circumnavigazioni del globo effettuate in equipaggio. Finalmente questa volta ce l’ha fatta: partito il 6 novembre dall’isola di Ouessant, Coville è arrivato a Brest il 26 dicembre dopo una navigazione, a quasi 25 nodi di media, in cui ha azzeccato tutte le scelte, oltre ad incontrare condizioni meteo ottimali.
Coville ha tenuto infatti una rotta molto diversa dal precedente detentore del record: ha scelto inzialmente di passare a ridosso di Canarie e Capo Verde invece di navigare in mezzo all’Atlantico, per poi puntare verso il Brasile e tenersi molto più a Sud prima del Capo di Buona Speranza (doppiato con 500 miglia di vantaggio) e più a Nord durante la prima parte dell’Oceano Indiano, al termine del quale il suo vantaggio era diventato imponente (1100 miglia). Nel Pacifico le rotte sono state simili, ma le condizioni meteo più favorevoli hanno portato il vantaggio a ben 1800 miglia al passaggio di Capo Horn. La risalita dell’Atlantico è stata poi una semplice formalità.
In arancione la rotta seguita da Coville, in rosso quella del record precedente.
Coville, soprannominato “il filosofo della vela”, all’arrivo si è dichiarato entusiasta ma stremato: per fare un record in solitario occorre manovrare come fosse un equipaggio e la fatica è mostruosa. Come si evince dal suo racconto, una delle prove maggiori è stata lo spostamento di sacchi di vele bagnate da 150 kg tra uno scafo e l’altro della barca, trascinandoli un poco alla volta sulla rete che li congiunge.
Ha dichiarato che ora il suo principale desiderio è” fare una dormita senza doversi svegliare in continuazione per la paura di urtare qualcosa”. Infatti durante la navigazione è stato costretto a dei brevi riposi di 10 minuti ogni 2-3 ore per controllare di non andare a sbattere contro container, iceberg o altri ostacoli galleggianti.
Di seguito il video dell trionfale arrivo a Brest.
Thomas Coville ha attraversato l’Equatore, che segna il suo ingresso nell’emisfero settentrionale, domenica 18 dicembre 2016 con ben 6 giorni 11 ore e 23 minuti di vantaggio rispetto al record del mondo in solitario, stabilito da Francis Joyon il 20 gennaio 2008. A Coville e al suo trimarano <Sodebo Ultim’> (31 m di lunghezza e 21 m di larghezza) restano 3200 miglia per raggiungere Ouessant e completare il giro del mondo in solitario. Confrontando i tempi, a questo punto Joyon era ancora alla latitudine di Buenos Aires.
Essendo entrato nell’emisfero Sud il 12 novembre, Coville ha impiegato solamente 35 giorni e 21 ore per attraversare l’emisfero passando per i tre capi classici del giro del mondo a vela, Buona Speranza, Leewin e Horn, ben 5 giorni in meno rispetto al tempo di Francis Joyon su <Idec> del 2008.
Lo skipper francese ha inoltre stabilendo un nuovo tempo di riferimento in solitario tra Ouessant e l’Equatore, in 41 giorni 14 ore e 53 minuti.
Gli basterà arrivare a Ouessant entro il 3 gennaio 2017 per stabilire il nuovo record del mondo in solitario. A meno di clamorosi imprevisti, il record sembra quasi cosa fatta, dal momento che Coville è atteso tra il 26 e il 28 dicembre nell’isola della Bretagna, linea di partenza e arrivo per il giro del mondo in multiscafo.
Dal momento della partenza al ritorno nell’emisfero Nord, Coville ha percorso 23.583 miglia (43.675 km) ad una velocità media di 23,61 nodi.
Coville ha recentemente stabilito numerosi record in solitario (soggetti ad approvazione e ratifica da parte del WSSRC, World Sailing Speed Record Council), tra cui record dell’Oceano Indiano (Capo Agulhas-Tasmania), record del Pacifico (Tasmania-Capo Horn), record Equatore-Equatore e record di distanza in 24 ore.
Ogni edizione della Rolex Sydney Hobart Yacht Race è unica e con caratteristiche distintive. Quest’anno ricorre la 72° edizione della classica d’altura, con un centinaio di partecipanti confermati, tra cui leggende viventi, vincitori delle passate edizioni, intrepidi sfidanti per la prima volta e concorrenti provenienti da ogni parte del mondo, tutti determinati a scrivere un nuovo capitolo nella gloriosa ed affascinante storia della regata.
Tenutasi per la prima volta nel 1945, la Rolex Sydney Hobart è organizzata dal Cruising Yacht Club of Australia (CYCA), con la collaborazione del Royal Yacht Club of Tasmania, e si svolge ogni anno a partire da quella prima edizione che ha visto nove imbarcazioni salpare da Sydney il 26 dicembre. Rolex è sponsor principale della regata da 628 miglia nautiche dal 2002. Insieme a Rolex Fastnet Race, Rolex Middle Sea Race, Rolex China Sea Race e RORC Caribbean 600, questa iconica sfida sportiva è una delle cinque grandi regate d’altura facenti parte del portafoglio di partnership nautiche del marchio leader nel settore dell’orologeria svizzera. “Il coinvolgimento di Rolex nella vela risale a più di cinquanta anni fa. Si tratta di uno sport con il quale abbiamo un grande rapporto di affinità”, spiega Arnaud Boetsch, Direttore Immagine & Comunicazione di Rolex. “La Rolex Sydney Hobart è uno delle regate più rinomate al mondo e una parte preziosa del nostro portafoglio nautico. Si tratta di uno dei più difficili esami di marineria e di una vera e propria prova di sforzo umano. Incarna ciò che apprezziamo – grande tradizione, gesta pionieristiche e lo spirito d’avventura di coloro che vi partecipano”.
UNA LINEA DI PARTENZA RICCA DI QUALITA’ La flotta di 93 imbarcazioni attualmente registrate comprende quattro Maxis 100 piedi, nove ex vincitori e una serie di Corinthian, tra cui il più piccolo ed anche il più antico yacht della flotta, il 30 piedi del 1935 <Maluka of Kermandie>, di Sean Langman. Tra i Maxis, la continua evoluzione <Wild Oats XI> non ha saltato una Rolex Sydney Hobart dal suo lancio nel 2005. La sua partecipazione è stata più che impressionante, con 8 vittorie in tempo reale – di per sé un record – e la Tripla Corona (vittoria in tempo reale, record della regata e la vittoria finale in tempo compensato) in due diverse occasioni. La regata dell’anno scorso è stata la meno fortunata, a causa di una randa strappata, che la costrinse ad abbandonare la competizione durante la prima notte in mare. L’edizione 2016 rappresenta un possibilità di ri-esercitare il suo predominio, con una nota struggente, visto che è la prima gara dalla scomparsa di Bob Oatley, ispiratore e proprietario originale dello yacht. La vittoria in tempo reale dello scorso anno è andata allo yacht americano Comanche, che questa volta non parteciperà. E, sebbene <Wild Oats XI> sia la favorita per arrivare prima nel porto di Hobart, la concorrenza sarà sicuramente feroce.
<Perpetual Loyal> di Anthony Bell ha ottenuto la vittoria in tempo reale nel 2011 e da allora è sempre stato tra i primi. Lo skipper finlandese Ludde Ingvall, che ha ottenuto la vittoria in tempo reale nel 2000 e nel 2004 con <Nicorette>, partecipa con il nuovo <CQS>, una radicale trasformazione di <Nicorette> del 2004. Esteso da 90 a 100 piedi, lo yacht rivoluziona il concetto di tecnologia di progettazione. Tra le caratteristiche più evidenti, vi sono la prua inversa (o Dreadnought) e un bompresso sovradimensionato.
<CQS> dispone anche del tecnicamente sofisticato Dynamic Stability System (DSS). DSS è un sistema brevettato che utilizza foils retrattili per ridurre l’angolo di sbandamento e fornire un progressivo sollevamento dinamico, aumentando la potenza e riducendo l’attrito.
A completare la flotta dei 100 piedi, c’è <Scallywag> di Hong Kong, precedentemente <Ragamuffin>. Se le condizioni risultano favorevoli, i primi tenteranno di battere il record di regata di 1 giorno, 18 ore, 23 minuti e 12 secondi, stabilito da <Wild Oats XI> nel 2012.
ESPERIENZA VINCENTE I nove ex vincitori della manifestazione, tra cui Wild Oats XI, tenteranno tutti di aggiudicarsi il premio più ambito della manifestazione, la Tattersall’s Cup, e un orologio Rolex Oyster Perpetual Yacht-Master 40 appositamente inciso per premiare la vittoria in tempo compensato.
Tuttavia la gara è notoriamente difficile da prevedere. L’abilità e prestazioni della concorrenza, nonché il meteo, avranno un effetto significativo sul risultato, favorendo inevitabilmente diverse tipologie di imbarcazioni a seconda delle circostanze. L’intensità e la direzione del vento e le condizioni del mare giocano un ruolo critico. Il modo in cui gli equipaggi reagiscono a questi elementi e gestiscono le proprie risorse durante i giorni e le notti in mare risulterà decisivo.
Nel 2004, mentre era in corso un gigantesco fenomeno di “Southerly buster”, il turbolento e freddo vento che provoca le violente burrasche vorticose sull’Australia sud-orientale, e molti concorrenti cercavano acque più riparate, l’equipaggio del 55-piedi britannico Aera si diresse in mare aperto alla ricerca del salto di vento perfetto che li avrebbe guidati al traguardo. Questa audace mossa gli garantì il premio assoluto e dimostrò definitivamente come il coraggio di sostenere fino in fondo le proprie convinzioni, anche sotto pressione estrema, sia una qualità fondamentale e necessaria per avere successo in questa gara.
Il campione in carica è il 52 piedi Balance, di Paul Clitheroe. Avendo trionfato con il nome di Quest nel 2008, Balance è di fatto un due volte vincitore. Ripetere il trionfo dello scorso anno sarà un compito arduo.
Vincere per due edizioni conscutive si è rivelato impossibile per qualsiasi squadra in questi ultimi anni, a prova dell’imprevedibilità della regata. L’ultima barca a riuscire nell’impresa fu <Freya> nel 1965. Sebbene non abbiano vinto edizioni consecutive, un prestigioso elenco di precedenti vincitori prenderà parte alla regata. I loro nomi sono <Victoire> (2013), <Primitive Cool> (sotto il nome di <Secret Mens Business> nel 2010), <Two True> (2009), <The Banshee> (come <Terra Firma> nel 1995) e in <China Easyway> (come <She’s Apple II> nel 1991). E, il leggendario <Love & War>, tre volte vincitore in due epoche diverse (1974, 1978 e 2006).
ROLEX
Rolex, marchio leader dell’industria orologiera svizzera con sede a Ginevra, gode di una reputazione senza pari per qualità e competenza in tutto il mondo. I suoi orologi Oyster, tutti certificati come Superlativi Cronometri per precisione, prestazioni ed affidabilità, sono simboli di eccellenza, eleganza e prestigio. Fondato da Hans Wilsdorf nel 1905, il marchio ha aperto la strada allo sviluppo della orologio da polso ed è all’origine di numerose importanti innovazioni orologeria, come ad esempio l’Oyster, il primo orologio da polso impermeabile, lanciato nel 1926, ed il meccanismo di carica automatica inventato nel 1931. Rolex ha registrato oltre 400 brevetti nel corso della sua storia.
Rolex ha sempre cercato di legarsi alle attività che, come essa stessa, siano motivati da passione, eccellenza, precisione e spirito di squadra. E’ risultato quindi naturale lo spostamento di Rolex verso il mondo della vela, formando un’alleanza che risale alla fine del 1950. Oggi Rolex è Title Sponsor di circa 15 grandi eventi internazionali.
Il Land Rover BAR Team, sfida britannica alla Coppa America capitanata dal 4 volte oro olimpico Ben Ainslie, ha vinto le World Series di Coppa America sconfiggendo i più quotati rivali di Oracle Team USA e Emirates Team New Zealand.
Così facendo il team BAR (Ben Ainslie Racing) si è avvantaggiato per la Louis Vuitton Cup (26 maggio-5 giugno 2017), regate di qualificazione alla America’s Cup del prossimo anno a Bermuda, guadagnando già 2 punti. 1 punto invece se lo è aggiudicato Oracle, team Defender della Coppa America, capitanato da James Spithill.
Gli americani si erano aggiudicati la prima prova ma, grazie ad una reazione veemente, il team britannico ha rimontato fino a sfidare in una sorta di tie-break nella regata finale di Fukuoka, in Giappone, il team svedese Artemis, riuscendo alla fine a prevalere in virtù del miglior piazzamento nell’ultima prova, conquistando l’ambita classifica Overall.
Ben Ainslie, Team Principal e Skipper, ha dichiarato: “E ‘stata una giornata incredibile per la squadra perché il nostro grande obiettivo era quello di vincere la classifica Overall, questo è ciò che siamo venuti a fare qui. E’ un enorme successo per un team completamente nuovo: due anni e mezzo fa non avevamo assolutamente niente, siamo partiti da zero e quindi ciò che abbiamo realizzato nella costruzione della squadra, delle infrastrutture e questa performance nelle World Series è qualcosa di cui tutti noi dovremmo essere incredibilmente orgogliosi. Ma allo stesso tempo è solo il primo passo del nostro cammino per la Coppa America. Il nostro obiettivo era quello di ottenere i due punti bonus: ce l’abbiamo fatta e ora l’attenzione è chiaramente sulla barca e sulle prestazioni della prossima estate alle Bermuda. Vogliamo prepararci al meglio per la Coppa America, per cercare di portarla a casa dopo 167 anni di delusioni”.
Risultati del weekend giapponese:
1) Land Rover BAR – 75
2) Artemis Racing – 75
3) Oracle Team USA – 70
4) Emirates Team New Zealand – 65
5) SoftBank Team Japan – 61
6) Groupama Team France – 59
Classifica finale Overall America’s Cup World Series 2016:
1) Land Rover BAR – 512
2) Oracle Team USA – 493
3) Emirates Team New Zealand – 485
4) Artemis Racing – 466
5) SoftBank Team Japan – 460
6) Groupama Team France – 419
Giovanni Soldini è partito per la prima regata oceanica a bordo del trimarano “volante” Maserati Multi70, la RORC Transatlantic Race.
Al momento si trova in seconda posizione, dentro ad un fronte esteso, a circa 250 miglia di distanza dal grande rivale Phaedo3, già detentore del record della regata nella categoria multiscafi e che viaggia ad una velocità costante oltre i 20 nodi.
Comunicato stampa del team Maserati:
MASERATI MULTI70: PARTITA LA PRIMA REGATA OCEANICA PER GIOVANNI SOLDINI SUL TRIMARANO VOLANTE
Giovanni Soldini e il suo equipaggio hanno iniziato oggi, a bordo del tecnologico trimarano Maserati Multi70, la RORC Transatlantic Race.
2865 miglia per attraversare l’Atlantico da Lanzarote (Canarie) a Grenada (Mar dei Caraibi). Il record dei multiscafi della regata da migliorare è quello di Phaedo3, stabilito lo scorso anno con un tempo di 5 giorni, 22 ore, 46 minuti e 3 secondi.
Alle ore 13.00 italiane (12.00 a Lanzarote) del 26 novembre è partita la RORC Transatlantic Race che fra i 14 iscritti vede in corsa Maserati Multi70 e il Team capitanato da Giovanni Soldini, impaziente di correre questa prima regata oceanica.
La situazione meteo che si prospetta non è ancora definita chiaramente, anche perché i modelli americani ed europei non concordano e sono in rapida evoluzione.
«La transoceanica che ci aspetta è strana: siamo venuti qui per correre una regata caraibica – quindi alta pressione, Aliseo, vento stabile – e invece la situazione meteo è completamente diversa», commenta Giovanni Soldini in uscita dal Marina di Lanzarote. «Ci sono varie depressioni tropicali con fronti molto a Sud».
La partenza della RORC Transatlantic Race per Maserati Multi70, il suo diretto antagonista Phaedo3 e il resto della flotta è stata caratterizzata da 8 nodi di vento da SW al traverso. Passato il canale a Sud di Lanzarote, la navigazione sarà di bolina con vento in rinforzo verso sera.
Giovanni Soldini
«Non vediamo l’ora di poter volare in oceano», conclude Giovanni Soldini. «Siamo contenti di fare questa regata che per noi è un passaggio importante: dopo tre mesi di ricerche e sviluppo è la prima volta che riusciamo a navigare in oceano in assetto volante almeno da una parte. Speriamo di capire tante cose misurandoci con l’oceano e di fare dei passi avanti».
La RORC Transatlantic Race, giunta quest’anno alla terza edizione, prevede una rotta di 2865 miglia da Lanzarote (Canarie) a Grenada (Mar dei Caraibi). In corsa 14 barche divise fra Irc, Class 40 e Mocra Multihull. Il record dei multiscafi è quello stabilito dal trimarano Phaedo3 lo scorso anno con un tempo di 5 giorni, 22 ore, 46 minuti e 3 secondi.
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