L’Arte della Falconeria e della Vela nel libro fotografico di Serena Galvani

Comunicato stampa:

ARIE Associazione Recupero Imbarcazioni d'Epoca
“ARIA, UOMINI, FALCHI”
L’Arte della Falconeria e della Vela nel libro fotografico di Serena Galvani

Presentato ad Asciano (Siena) presso il Podere Vesta, sabato 10 Dicembre 2016

“…guarderete il cielo perché là siete stati e là vorrete tornare.” Il grande Leonardo da Vinci è stato capace di svelare il segreto dell’attrazione che ci costringe irresistibilmente ad alzare gli occhi al cielo riassumendo in una sola frase un archetipo collettivo, il sogno di volare.

Falc-On-Aria: vele come ali, ali come vele
Nel 2015, per i festeggiamenti dell’80° compleanno della sua prestigiosa imbarcazione da regata ‘ARIA’ (8 m. Stazza Internazionale, 1935) Serena Galvani, in veste di armatrice, ha organizzato una singolare uscita in mare intensamente vissuta all’insegna del vento e della libertà, unendo due antichissime Arti, quella della Marineria e quella della Falconeria di Federico II, per celebrare a bordo l’eccellenza di due memorie storiche fortunatamente ancora vive oggi. Sei falconieri e un aquiliere con i loro rapaci sono stati ospiti d’onore su ‘ARIA’, formando un equipaggio davvero speciale che ha navigato nel Golfo di Panzano, tra Duino e Sistiana (Trieste). Sole e vento, con raffiche fino a 18 nodi, sono stati i magnifici direttori d’orchestra di una splendida veleggiata in cui i rapaci, timonati “in pugno” dai loro falconieri, si sono comportati come timoniere e tattico in regata, aprendo istintivamente le ali a ogni raffica alla ricerca del giusto refolo di vento, così come i sapienti uomini di mare, giocoforza condizionati dal vento, cercano il giusto assetto per le vele.

Serena Galvani Libro Aria Uomini Falchi Vela Falconeria

Certamente l’uomo non può volare con i propri mezzi, ma è altrettanto vero che arriva sempre il momento in cui la vita gli insegna a spiegare le ali. L’umanità però non si accontenta di metafore e, per tradurle in realtà, ha creato da millenni la vela, un’ala che gli permette di volare sulle onde. Questa è la sintesi magica che ha ispirato Serena Galvani, fotografa, fotoreporter A.I.R.F., appassionata armatrice e velista, a celebrare con sensibilità non comune l’antica e nobile Arte della Falconeria nel suo libro  “ARIA, UOMINI, FALCHI”.

Il libro di Serena Galvani è stato presentato il 10 Dicembre ad Asciano (Siena), nell’Azienda faunistico-venatoria di Salteano, presso il Podere Vesta, nella splendida cornice delle Crete Senesi e nell’ambito di un week end internazionale di Falconeria organizzato da Gianluca Barone con la collaborazione di due prestigiose aziende di settore quali CANICOM e Trabaldo. Ospiti d’onore e relatori Gianluca Dall’Olio, Presidente Nazionale di Federcaccia e Giulio Guazzini, giornalista RAI Sport 1, che hanno presentato il volume insieme all’autrice, ad alcuni importanti falconieri italiani (Gianluca Barone, Massimo Vianelli, Ivan Busso) e al maestro falconiere spagnolo Juan Jesus Bernabe. La presenza di un nutrito pubblico di settore (tra cui gli scozzesi Stephen e Martin  Neville e il belga Eddy De Mol) ha dato così il via a un caloroso e sentito apprezzamento per le emozioni che le immagini del libro sanno trasmettere al lettore.

All’uomo che voleva conoscere sé stesso gli antichi oracoli insegnavano per prima cosa a togliere dalla mente il superfluo, perché solo in questo modo la realtà delle cose sarebbe diventata visibile. L’arte fotografica di Serena Galvani è anche far rivivere nei suoi ritratti storie tramandate dando risposte alle esigenze emotive che sono nascoste nel profondo di ognuno di noi. L’uomo si rilegge riconoscendosi nei segni del suo passato e nelle sue tradizioni e, infatti, il primo dicembre scorso anche l’Italia si è aggiunta alle 17 nazioni che riconoscono la Falconeria come patrimonio immateriale dell’umanità secondo la Convenzione UNESCO.

La mia fotografia è l’espressione dell’anima, ne documenta i moti e le passioni. E’ comunicazione di quell’eloquente libertà che si protrae nella mente e nei sogni e, per questo, non è mai costretta … Esiste nell’infinito movimento, così come la vita.” Con queste parole, Serena Galvani descrive la sua interpretazione personale della fotografia, un filo conduttore che ispira da sempre il suo impegno ed è improntato a una spontaneità incondizionata.

“ARIA, UOMINI, FALCHI” è un racconto per immagini dove i  temi s’incarnano negli sguardi potenti di uomini e rapaci che si fondono gli uni agli altri, in vele e ali che insieme cercano il vento, in paesaggi aspri con remote torri medievali e tutti i soggetti attraversano il passato, così da restituire al mondo una memoria che porta dentro di sé i segni di lontani antenati e tradizioni mai dimenticate. Nel tempo in cui siamo chiamati a vivere l’affiorare di questi ricordi è sempre più difficoltoso e si traduce spesso nella perdita del senso originario della nostra storia: è in questo solco che l’opera di Serena Galvani ci riporta a un punto di riferimento di cui l’uomo moderno ha sempre più bisogno: la riscoperta del proprio “genius loci”, chiave di volta per comprendere la nostra epoca. Una comprensione che necessita comunque di un percorso personale e di un dialogo, approfondito e sottile, con le immagini.

Serena Galvani e la Costa Concordia
Tra le opere fotografiche di Serena Galvani ricordiamo gli scatti sconvolgenti del naufragio della Costa Concordia proiettati nel corso del triennio 2014-2016 negli importanti Convegni promossi dall’Ordine degli Ingegneri Nazionale. Organizzati dai rispettivi Ordini Provinciali, gli incontri si sono svolti a Ravenna il 28 novembre 2014 “Le opere di ingegneria nel recupero della Costa Concordia: incontro con i protagonisti”, a Grosseto il 16 febbraio 2016 “Le opere d’ingegneria nel recupero della Costa Concordia e la salvaguardia ambientale dell’isola del Giglio” e a Lecce il 23 settembre 2016 “Le opere di ingegneria nel recupero della Costa Concordia”. Nel corso dei Convegni sono state proiettate un centinaio di immagini della fotografa bolognese che ha seguito per oltre tre anni la vicenda della Costa Concordia dal giorno del suo arenamento a Giglio Porto fino alla partenza del relitto verso Genova. Grazie a questo lavoro Serena Galvani ha voluto documentare con la sua personale visione non solo la tragedia della Concordia, la nave passeggeri di maggior tonnellaggio mai naufragata nella storia mondiale della Marineria, ma anche l’impegno titanico degli uomini e delle Aziende che hanno realizzato, per la rimozione del relitto, soluzioni innovative grazie a una cooperazione internazionale di altissimo livello.

Note biografiche sull’Autrice
Serena Galvani, nata a Bologna e laureata in Lettere Moderne, ricercatrice storica, con la propria Associazione, A.R.I.E. (Associazione per il Recupero delle Imbarcazioni d’Epoca), si occupa da vent’anni della salvaguardia del patrimonio nautico italiano. Armatrice di una delle più prestigiose barche d’epoca del Mediterraneo, ARIA (un 8 mt. S.I. del 1935), velista, autrice di libri e collaboratrice di molte testate nautiche, scrive anche di Falconeria, altra sua grande passione. Fotoreporter AIRF e fotografa ritrattista e naturalista, vive e lavora a Bologna ma gira il mondo dedicando molti dei suoi scatti alla Falconeria.

Serena Galvani Libro Aria Uomini Falchi Vela Falconeria
La copertina del libro

“ARIA, UOMINI, FALCHI” ©
Autore Serena Galvani, Editore A.R.I.E. dicembre 2016 – Pagg. 272 – Prezzo € 48,00
Per prenotazioni e ordini: http://www.arie-italia.itwww.serenagalvani.com

Per informazioni alla stampa: Alessandro Bagno – Ufficio Stampa ARIE – Cell. 339 5089835 – Email bagnosandro@gmail.com

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Scontri con oggetti galleggianti, affondamenti, incendi ed altre avarie: questa Vendée Globe diventa sempre più drammatica

Al termine del primo mese di regata, il maltempo incontrato dai concorrenti nell’Oceano Indiano, con venti a 40 nodi e onde alte, ha contribuito ad allungare ancor di più la serie di avarie e ritiri che stanno caratterizzando questa edizione della Vendée Globe.

L’incidente più drammatico è quello occorso al 55enne skipper francese Kito de Pavant che, con la sua <Bastide Otio>, ha colpito in piena velocità un oggetto galleggiante riportando il distacco quasi completo della chiglia, il danneggiamento degli apparati poppieri della barca ed una falla importante a bordo.

De Pavant , che si trovava in decima posizione a nord delle Isole Crozet, arcipelago sub-antartico che fa parte dei Territori Francesi Meridionali, ha rischiato grosso, come ha raccontato alla direzione gara: «C’era vento a 40 nodi, 5-6 metri d’onda: colpito l’oggetto, la barca si è arrestata di netto. Sto imbarcando acqua, il danno la livello del comparto motore è importante. Ho con me il materiale di sopravvivenza».  Il responsabile della sicurezza della Vendée Globe, la leggenda della vela francese Alain Gautier, ha subito organizzato i soccorsi.

Kito de Pavant Vendée Globe
La falla sulla barca di Kito de Pavant ©Kito de Pavant / Vendée Globe

Lo skipper francese è stato quindi recuperato dalla fregata Marion Dufresne, nave impiegata nell’approvvigionamento dei territori francesi  nei mari del Sud e nell’Antartico, che era impegnata in una missione tra l’Isola di Reunion e le Isole Kerguelen. Il medico di bordo ha potuto constatare che fortunatamente De Pavant è illeso, sebbene stanco e deluso, visto anche il suo rapporto particolarmente sfortunato con la Vendée  Globe, da cui, anche nelle precedenti due partecipazioni, era stato costretto a ritirarsi a causa di collisione e disalberamento.

Fregata Marion Dufresne
La fregata Marion Dufresne

Ma non finiscono certo qui i problemi occorsi agli skipper impegnati nel giro del mondo senza scalo; per fortuna sono un po’ meno gravi e drammatici del precedente.

Sebastian Josse, uno dei protagonisti della regata grazie alla terza posizione virtuale con il suo <Edmond De Rothschild>, ha rotto il foil di destra a causa di un impatto particolarmente forte contro un’onda . Dopo aver provato a navigare in configurazione tradizionale, in seguito al miglioramento delle condizioni meteo ha potuto analizzare meglio il danno riportato, che purtroppo, rivelandosi più grave del previsto e tale da non permettergli di affrontare le 15000 miglia mancanti, lo ha costretto al ritiro.

Éric Bellion, navigando in acque agitate con venti mediamente da 30 nodi, è stato investito improvvisamente da una raffica di oltre 50 nodi che gli ha piegato il timone di dritta. La pala è ancora unito alla barca, ma è inutilizzabile: Bellion, se vorrà continuare la regata, dovrà sostituirla con quella di riserva, stivata prima della partenza.

Roman Attanasio, a bordo del suo <Famille Mary – Etamine Du Lys>, a causa dell’ennesimo urto contro un oggetto semisommerso  sta facendo rotta con danni rilevanti ai timoni verso Città del Capo per tentare un’improbabile riparazione.

Romain Attanasio Famille Mary Etamine du Lys Vendée Globe
Il timone danneggiato di Romain Attanasio / Famille Mary – Etamine du Lys / ©Romain Attanasio / Vendée Globe

Thomas  Ruyant ha riscontrato un’improvvisa via d’acqua all’interno del suo <Le Souffle du Nord>: il francese ha immediatamente provveduto ad arginare l’intrusione con borse e altri oggetti trovati a portata di mano e, dopo essere riuscito ad asciugare gran parte della barca, è attualmente alla ricerca di una soluzione per risolvere il problema con il supporto del suo team.

Addirittura un incendio è il guaio occorso a <Foresight Natural Energy> dello skipper Conrad Colman, probabilmente in seguito ad un’avaria dell’impianto elettrico.

Infine, Il giapponese Kojiro Shiraishi, a bordo di <Spirtit of Yukoh>, ha disalberato e si sta dirigendo a Città del Capo.

Spirit of Yukoh Kojiro Shiraishi Vendée Globe
Il disalberamento di Spirit of Yukoh ©Kojiro Shiraishi / Vendée Globe

Gli avvenimenti di questa edizione stanno portando alla luce una tendenza che era già emersa e si sta facendo sempre più preoccupante: il problema dell’oceano spazzatura, con tutti questi oggetti galleggianti non identificati che si stanno rivelando sempre di più il pericolo maggiore per le imbarcazioni.

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Ricapitolando la situazione di classifica, che alla luce degli eventi passa quasi in secondo piano, il leader francese Armel Le Cléac’h con il suo <Banque Populaire VIII> ha portato a quasi 150miglia il suo vantaggio sull’inseguitore inglese Alex Thomson a bordo di <Hugo Boss>. Più staccati Paul Meilhat, Jérémie Beyou e Yann Elies.

America’s Cup World Series: il team britannico di Ben Ainslie batte Oracle e New Zealand

Il Land Rover BAR Team, sfida britannica alla Coppa America capitanata dal 4 volte oro olimpico Ben Ainslie, ha vinto le World Series di Coppa America sconfiggendo i più quotati rivali di Oracle Team USA e Emirates Team New Zealand.

Così facendo il team BAR (Ben Ainslie Racing) si è avvantaggiato per la Louis Vuitton Cup (26 maggio-5 giugno 2017), regate di qualificazione alla America’s Cup del prossimo anno a Bermuda, guadagnando già 2 punti. 1 punto invece se lo è aggiudicato Oracle, team Defender della Coppa America, capitanato da James Spithill.

America's Cup World Series Fukuoka

Gli americani si erano aggiudicati la prima prova ma, grazie ad una reazione veemente, il team britannico ha rimontato fino a sfidare in una sorta di tie-break nella regata finale di Fukuoka, in Giappone, il team svedese Artemis, riuscendo alla fine a prevalere in virtù del miglior piazzamento nell’ultima prova, conquistando l’ambita classifica Overall.

Ben Ainslie, Team Principal e Skipper, ha dichiarato: “E ‘stata una giornata incredibile per la squadra perché il nostro grande obiettivo era quello di vincere la classifica Overall, questo è ciò che siamo venuti a fare qui. E’ un enorme successo per un team completamente nuovo: due anni e mezzo fa non avevamo assolutamente niente, siamo partiti da zero e quindi ciò che abbiamo realizzato nella costruzione della squadra, delle infrastrutture e questa performance nelle World Series è qualcosa di cui tutti noi dovremmo essere incredibilmente orgogliosi. Ma allo stesso tempo è solo il primo passo del nostro cammino per la Coppa America. Il nostro obiettivo era quello di ottenere i due punti bonus: ce l’abbiamo fatta e ora l’attenzione è chiaramente sulla barca e sulle prestazioni della prossima estate alle Bermuda. Vogliamo prepararci al meglio per la Coppa America, per cercare di portarla a casa dopo 167 anni di delusioni”.

Risultati del weekend giapponese:
1) Land Rover BAR – 75
2) Artemis Racing – 75
3) Oracle Team USA – 70
4) Emirates Team New Zealand – 65
5) SoftBank Team Japan – 61
6) Groupama Team France – 59

Classifica finale Overall America’s Cup World Series 2016:
1) Land Rover BAR – 512
2) Oracle Team USA – 493
3) Emirates Team New Zealand – 485
4) Artemis Racing – 466
5) SoftBank Team Japan – 460
6) Groupama Team France – 419

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America's Cup World Series Fukuoka
James Spithill – Team Oracle

Soldini alla prima regata oceanica col trimarano “volante”, la situazione

Giovanni Soldini è partito per la prima regata oceanica a bordo del trimarano “volante” Maserati Multi70, la RORC Transatlantic Race.

Al momento si trova in seconda posizione, dentro ad un fronte esteso, a circa 250 miglia di distanza dal grande rivale Phaedo3, già detentore del record della regata nella categoria multiscafi e che viaggia ad una velocità costante oltre i 20 nodi.

Comunicato stampa del team Maserati:

MASERATI MULTI70: PARTITA LA PRIMA REGATA OCEANICA PER GIOVANNI SOLDINI SUL TRIMARANO VOLANTE

Giovanni Soldini e il suo equipaggio hanno iniziato oggi, a bordo del tecnologico trimarano Maserati Multi70, la RORC Transatlantic Race.
2865 miglia per attraversare l’Atlantico da Lanzarote (Canarie) a Grenada (Mar dei Caraibi). Il record dei multiscafi della regata da  migliorare è quello di Phaedo3, stabilito lo scorso anno con un tempo di 5 giorni, 22 ore, 46 minuti e 3 secondi.

Soldini Maserati Trimarano RORC

Alle ore 13.00 italiane (12.00 a Lanzarote) del 26 novembre è partita la RORC Transatlantic Race che fra i 14 iscritti vede in corsa Maserati Multi70 e il Team capitanato da Giovanni Soldini, impaziente di correre questa prima regata oceanica.

La situazione meteo che si prospetta non è ancora definita chiaramente, anche perché i modelli americani ed europei non concordano e sono in rapida evoluzione.
«La transoceanica che ci aspetta è strana: siamo venuti qui per correre una regata caraibica – quindi alta pressione, Aliseo, vento stabile – e invece la situazione meteo è completamente diversa», commenta Giovanni Soldini in uscita dal Marina di Lanzarote. «Ci sono varie depressioni tropicali con fronti molto a Sud».

La partenza della RORC Transatlantic Race per Maserati Multi70, il suo diretto antagonista Phaedo3 e il resto della flotta è stata caratterizzata da 8 nodi di vento da SW al traverso. Passato il canale a Sud di Lanzarote, la navigazione sarà di bolina con vento in rinforzo verso sera.

«Non vediamo l’ora di poter volare in oceano», conclude Giovanni Soldini. «Siamo contenti di fare questa regata che per noi è un passaggio importante: dopo tre mesi di ricerche e sviluppo è la prima volta che riusciamo a navigare in oceano in assetto volante almeno da una parte. Speriamo di capire tante cose misurandoci con l’oceano e di fare dei passi avanti».

La RORC Transatlantic Race, giunta quest’anno alla terza edizione, prevede una rotta di 2865 miglia da Lanzarote (Canarie) a Grenada (Mar dei Caraibi). In corsa 14 barche divise fra Irc, Class 40 e Mocra Multihull. Il record dei multiscafi è quello stabilito dal trimarano Phaedo3 lo scorso anno con un tempo di 5 giorni, 22 ore, 46 minuti e 3 secondi.

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Vendée Globe, collisioni e avarie riducono ancora il gruppo

Sono trascorse tre settimane dalla partenza della Vendee Globe, l’intera flotta ha ormai passato la zona equatoriale.

Le posizioni ad oggi registrate evidenziano una netta differenza tra il gruppo di testa, composto da sei scafi che hanno appena doppiato il Capo di Buona Speranza, altre cinque imbarcazioni che si apprestano a doppiarlo ed il gruppo che lotta ad una distanza di oltre 3000 miglia dai primi.

La classifica conferma, almeno per ora, il vantaggio per gli scafi dotati di foils, anche se la quarta e sesta posizione sono occupate da imbarcazioni senza questo dispositivo, rispettivamente <SMA> e <Quéguiner – Leucémie Espoir>.

Vendée Globe Capo di Buona Speranza

Lo skipper Alex Thomson, autore di un’ottima prestazione sebbene vittima di una collisione che ha procurato la rottura di uno dei foil, ha sfiorato per un soffio il record di traversata sino all’Equatore ed è stato ora superato da Armel Le Cléac’h.
<Banque Populaire VIII> e <Hugo Boss> navigano molto vicini nell’area dei Quaranta Ruggenti, separati da una distanza inferiore a 3 miglia.

Purtroppo si registrano ancora altre avarie:
– Tanguy de Lamotte (rottura dell’albero) sta tornando a Les Sables d’Olonne
– Bertrand de Broc (collisione con danni allo scafo) si ritira
– Vincent Riou (danni da collisione) si ritira
– Jérémie Beyou, ora al quinto posto, procede con difficoltà a causa di avaria al sistema satellitare per le informazioni meteo

Non parliamo solo dei primi, accendiamo un faro anche sul gruppo più distanziato, dove veri marinai lottano a prescindere dalla disponibilità delle dotazioni dipendenti dal budget economico, soddisfatti della loro prestazione nella speranza di concludere l’impresa: il giro del mondo in solitario.

Bertrand de Broc Vendèè Globe
Bertrand de Broc ©Jean-Marie Liot / DPPI / Vendèe Globe

Varato “Oscar3”, il primo dei Mylius 65’ di nuova generazione

Comunicato stampa:

Varato “Oscar3”, primo nuovo Mylius 65’

Sabato 19 novembre, nel Marina di Cala de Medici a Rosignano Solvay (LI), in una festosa cerimonia sotto un intenso ma beneaugurante acquazzone è stato varato il nuovo Mylius 65’ “Oscar3”.

Oscar3 è il primo Mylius 65’ di nuova generazione ad essere varato, in versione Flush Deck (FD), con scafo grigio scuro e coperta grigio ghiaccio, mentre altre due barche sono già in costruzione (una in versione Flush Deck ed una in versione Raised Saloon). Lungo 20,20 m, larga 5,25 m, con una superficie velica (in bolina) di 258 mq, grazie alla costruzione interamente in carbonio, il nuovo Mylius 65’ ha un dislocamento di solo (circa) 20 tonnellate, notevolmente inferiore a quello di tutte le barche della sua categoria. Rappresenta quindi un perfetto esempio di fast cruiser-racer Mylius, con interni ed impianti assolutamente da crociera, ma pronta a regatare intensamente .

Armatore è l’Architetto Aldo Parisotto, ex armatore del Mylius 50’ “Oscar2” e titolare della “Parisotto + Formenton Architetti”. Forte della sua esperienza di Interior Design, anche per la nautica, l’Arch. Parisotto ha collaborato con Aberto Simeone, progettista di tutti i Mylius, con un confronto ed una “contaminazione” di gusti ed esperienze che hanno portato alla sperimentazione ed innovazione nel layout, nei dettagli e nei materiali di arredo della barca. Oscar3, quindi, si presenta come una barca innovativa e diversa, pur all’interno dello “Stile Mylius”.

Mylius 65 Oscar3

Il progetto, come sempre firmato da Alberto Simeone coadiuvato dall’Ufficio Tecnico Mylius, rappresenta un’evoluzione delle carene dei precedenti 60’-65’ del cantiere: il nuovo 65’, infatti, presenta un miglior rapporto tra superficie velica e dislocamento e una maggiore lunghezza al galleggiamento in rapporto alla lunghezza f.t. La nuova carena è anche sensibilmente più larga delle precedenti specie nelle sezioni poppiere, con baglio massimo arretrato, promettendo migliore stabilità di forma, performance nelle andature portanti e stabilità di rotta alle alte velocità.

Mylius 65 Oscar3

La costruzione rigida e leggera, come per tutti i Mylius, è interamente in sandwich di fibre di carbonio, unidirezionali e multiassiali, con anima in PVC espanso a densità differenziata – salvo alcune zone con laminazione “solida”, in matrice epossidica con tecnica del sottovuoto (vacuum-bag) e “post cura”. Il dimensionamento di tutte le strutture è a norma ISO 12215, con coefficienti strutturali anche maggiori della norma, integrato con calcolo ad elementi finiti (FEM). La laminazione del guscio e delle strutture è verificata nelle varie fasi tramite controlli NDT ad ultrasuoni. Il timone ha l’asse in laminato solido in carbonio e la pala in sandwich di carbonio. La chiglia è in Weldox 700, fresata a controllo numerico, con bulbo in piombo.

La coperta è interamente rivestita in teak, incollato sottovuoto. Il winch della scotta randa è montato su colonnina centrale, mentre i winch primari e di manovra sono sistemati sulle estremità poppiera delle panche, dove sono rimandate anche tutte le manovre provenienti dall’albero, che corrono sottocoperta completamente recessate. Il piano di coperta si presenta dunque estremamente pulito e libero, anche grazie all’eliminazione delle rotaie trasversali, sostituite da un sistema volante di barber per i fiocchi da regata, che lascia liberi i passavanti – mentre è presente la rotaia per il fiocco autovirante da crociera. Gennaker ed altre vele asimmetriche possono essere murati sulla delfiniera fissa, che funge anche da musone dell’ancora.

L’armo è con crocette acquartierate e sartie a murata; l’albero è in carbonio “alto modulo”, con sartiame in PBO, della Hall Spars; le vele sono della North Sails, curate da Andrea Casale. L’attrezzatura di coperta è della Harken e Ubi Maior.

Gli interni sono in eucalipto affumicato e rovere a poro aperto. La dinette è un grande open space, pulito, essenziale e molto luminoso, con divani contrapposti in ultraleather color “mastice”. La zona armatoriale, cui si accede tramite una porte scorrevole in carbonio, è concepita come una grande suite: il corridoio è rivestito con la stessa pelle dei divani e l’allestimento della cabina armadio riprende in chiave contemporanea, nei materiali, finiture ed accessori, i temi delle valigerie da viaggio; la zona bagno è divisa in due parti, con doccia separata sul lato destro; il letto matrimoniale è sulla paratia di prua. A poppavia della scala sul lato sinistro troviamo la cucina, con un piano di lavoro estremamente spazioso, anche grazie alla soluzione e del lavabo sistemato sul lato opposto del corridoio, sotto la scala. Sul lato destro della barca troviamo invece il tavolo da carteggio e la cabina equipaggio, attrezzata con 2 letti sovrapposti. A poppavia ci sono due cabine ospiti gemelle, ciascuna con bagno e doccia dedicati. La cala vele è attrezzata con un piccolo wc e lavabo/doccia, mentre a poppa è possibile alloggiare un tender di 2,70 m.

Per quanto riguarda impianti ed attrezzature, l’impianto elettrico è basato sul “Masterviews system” della Mastervolt, che permette il controllo e la gestione di tutte le utenze di bordo, sia dal pannello “touch screen” che tramite connessione remota; strumentazione elettronica e pilota automatico sono della B&G, con le innovative funzioni di diagnostica wireless integrata, mentre il motore è uno Yanmar da 160cv. La barca è anche dotata di aria condizionata, dissalatore, elica di prua, generatore, lavastoviglie, ecc.

Mylius 65 Oscar3 DIsegno

Il cantiere Mylius Yachts ha attualmente in costruzione altri due Mylius 65’ (uno in versione Flush Deck ed uno in versione Raised Saloon) e tre Mylius 76’ (due Flush Deck ed un Deck Saloon), confermandosi così come uno dei cantieri più attivi al mondo nel mercato dei “luxury fast cruiser-racer”, nel range da 20 a 24 metri.

Mylius 65 Oscar3 Scheda Tecnica

Per ulteriori informazioni su Mylius Yachts, si prega di visitare il sito www.mylius.it

Podenzano (PC), Italy – Nov. 2016

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H240, l’idrogeneratore di nuova generazione per l’autonomia elettrica

Save Marine Idrogeneratore H240La scorsa settimana Sviluppo Nautico ha visitato il METS Trade 2016 tenutosi ad Amsterdam.

Alcuni prodotti esposti hanno attirato la nostra attenzione, tra i quali in particolare l’idrogenetore H240 dell’azienda francese Save Marine.

L’idrogeneratore è una soluzione ecologica ed economica per ottenere l’autonomia elettrica a bordo, dal momento che sfrutta un’energia inesauribile: la forza esercitata sull’acqua dalla barca in navigazione o anche alla fonda (con una corrente di almeno 3 nodi).

La particolarità di questo modello è la capacità di produrre energia a partire da flussi d’acqua a bassa velocità, rendendolo particolarmente adatto alle barche da crociera che navigano abitualmente tra 3 e 10 nodi.

Save Marine Idrogeneratore H240 Potenza prodottaTutto ciò grazie a soluzioni innovative, tra cui un nuovo modo di disporre magneti e bobine, l’aggiunta di un sistema Venturi e una tecnologia che rimpiazza le bobine tradizionali.

L’H240 è un sistema totalmente autonomo e adattabile alla maggior parte delle imbarcazione, con un’installazione facile e veloce, è leggero (10kg) e costruito con componenti adatti all’ambiente marino. La turbina è carenata e si alza in caso di impatto, mentre l’elettronica, protetta da un fusibile, regola automaticamente la carica delle batterie.

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L’avventura epica di Spithill a bordo del catamarano da 46 piedi con foil

Il campione della Coppa America ha affrontato onde enormi per riuscire a navigare da New York alle Bermuda.

Jimmy Spithill e il suo equipaggio hanno dato dimostrazione delle loro straordinarie capacità nel condurre il loro catamarano “F4” Team Falcon per oltre 1.065 chilometri di mare aperto.

Lo skipper del Team Oracle USA ha dovuto attendere pazientemente il via libera, con la partenza per l’oceano rinviata più volte a causa di un uragano e dei venti di tempesta.

Jimmy Spithill and crew test-sail the F4 race yacht with Team Falcon in New York, NY, USA on 22 October, 2016.

Il tempo è migliorato il 5 novembre, quando Spithill e il suo team, composto da Shannon Falcone, Roma Kirby, Tommy Loughborough, Cy Thompson ed Emily Nagel (delle Bermuda), sono potuti salpare da New York.

Sfortunatamente per loro, le condizioni meteo sono ben presto peggiorate e hanno dovuto combattere con le unghie e con i denti per affrontare onde alte 8 metri e fenomenali venti da 35 nodi.

Per fortuna, grazie agli otto mesi impiegati nella progettazione, il primo catamarano da 46 piedi dotato di hydro-foil è stato in grado di superare queste onde pericolose.

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Jimmy Spithill tests his F4 race yacht with Team Falcon in Newport, Rhode Island, USA on 24 September, 2016.

Alla fine sono riusciti a completare il viaggio da New York, la prima città degli Stati Uniti ad ospitare la Coppa America nel 1870, alle Bermuda, dove si svolgerà la 35° Coppa America nell’estate del 2017, in 66 ore. L’australiano Spithill ha rivelato: “Siamo passati dallo spingere la barca alle massime prestazioni ad una navigazione in modalità di sopravvivenza”.

“Queste erano le onde più alte che io abbia mai affrontato con un multi-scafo, e spero di non ripetere di nuovo questa esperienza!”

“Volevo spingere me stesso fino oltre il limite, mentalmente e fisicamente, perché la Coppa America dell’anno prossimo sarà più dura, difficile, combattuta ed imprevedibile di qualsiasi sfida io abbia mai affrontato”.

“Mi piace sfidare Madre Natura. Occorre essere pronti a tutto: Madre Natura può essere volubile e, quando cambia faccia, può essere meravigliosa quanto terrificante“.

Jimmy Spithill onboard the F4 race yacht during a test-sail with Team Falcon in New York, NY, USA on 22 October, 2016.

Shannon Falcone ha aggiunto: “In 72 ore, abbiamo sperimentato quello che molti skipper affrontano in un’intera carriera. Sono rimasta davvero colpita dal modo in cui la squadra ha affrontato le avversità”.

Infine Nagel ha dichiarato: “Non riuscivo a credere di essere  su una barca con i ragazzi del Team Oracle e Shannon. La curva di apprendimento, con quel tipo di esperienza, è semplicemente incredibile”.

Portofino-Giraglia: Beccaria stabilisce il record e vince la sfida coi Malingri

Bella la sfida che si è svolta tra la coppia formata da Ambrogio Beccaria e Bernardo Zin e quella formata da Vittorio e Nico Malingri, gli ideatori di questo tentativo di record sulla rotta Portofino-Giraglia-Portofino – 148 miglia – che non era mai stata battuta prima d’ora da imbarcazioni di questa classe (Formula 18 e Formula 20).

Beccaria, partito prima, è riuscito a compiere il tragitto in circa 17 ore, mentre i Malingri, componenti del Citroën Unconventional Team a bordo del catamarano sportivo di 6 metri Feel Good, realizzando un tempo di 19 ore 04 minuti e 52 secondi, non sono riusciti a battere il primato realizzato poco prima dagli sfidanti.

Comunicato stampa di Citroën Unconventional Team:

CITROËN UNCONVENTIONAL TEAM
IMPRESA DA RITENTARE

Le condizioni meteo erano buone ma non ottimali. “Abbiamo avuto difficoltà”, dice Malingri, “dall’inizio fino a metà percorso: il vento era meno di quanto previsto e il mare molto incrociato. Non si riusciva a far camminare la barca. Appena abbiamo agganciato il vento, siamo volati fino alla Giraglia con punte di 16-18 nodi. Al ritorno il vento era più da Nord-Est di quanto pensavamo e abbiamo dovuto navigare di bolina stretta, per cui più lentamente. Ma ce l’avremmo fatta lo stesso, se non fosse stato per i due lunghi cali di vento all’altezza di La Spezia e risalendo la Liguria“.

“Ambrogio e Bernardo sono stati molto bravi, sia ad individuare il momento giusto per partire, sia a portare la barca. Fa molto piacere che l’idea di creare un nuovo record accessibile a tutti nel giardino di casa abbia avuto successo. Beccaria e Zin, a questo punto, non solo detengono il record ma sono stati i primi a percorrere questa rotta”.

Citroen Unconventional Team Malingri

I protagonisti dell’impresa

Vittorio Malingri, classe 1961, pioniere della vela oceanica italiana, è stato il primo azzurro a partecipare al Vendeé Globe, battezzato anche “Everest dei mari”.

Nico Malingri, secondogenito di Vittorio, 24 anni, ha attraversato a vela l’Atlantico undici volte.

Feel Good, un catamarano in carbonio di sei metri non abitabile, è considerata l’imbarcazione più veloce e innovativa della sua categoria. Può toccare una velocità di punta vicino ai 25 nodi e tenere medie attorno ai 15 nodi, con percorrenze di oltre 300 miglia al giorno.

Nella preparazione della loro impresa e per i loro spostamenti logistici i due componenti del Citroën Unconventional Team hanno a disposizione la C4 Cactus ed il nuovo Jumper.

Citroën C4 Cactus è l’unconventional crossover per eccellenza, massima espressione della Creative Technologie di Citroën.

Citroën Jumper concentra tutta la competenza tecnica e l’esperienza del Marchio nel campo del trasporto di merci e persone.

Citroën Unconventional Team è il team di atleti che, per personalità e stile di vita, primeggiano nei loro sport e interpretano perfettamente i valori del Marchio francese: Be Different, Feel Good. Li interpretano sia per la loro personalità e il loro stile di vita, che li ha portati a primeggiare a livello mondiale nelle loro specialità, sia per gli sport praticati, tutti fortemente adrenalinici e… unconventional. Citroën Unconventional Team, contraddistinto dalla sigla C.U.T., per il quale è stato creato un logo specifico, riunisce otto atleti italiani campioni di sei sport di scivolamento (surf, kitesurf, windsurf, extreme sailing, snowboad, skateboard) che hanno per campo d’azione il mare e la montagna, ma anche la città.

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Citroen Unconventional Team Malingri

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Il Marchio CITROËN
Citroën è un marchio automobilistico internazionale al centro dell’offerta generalista. Sinonimo di ottimismo dal 1919, il Marchio si distingue per creatività e audacia. Valori che mette al servizio del benessere dei Clienti, proponendo soluzioni innovative per le esigenze di ogni epoca. Oggi, Citroën si reinventa con modelli che puntano al design, al comfort e all’intelligenza tecnologica, ma anche a un’esperienza Cliente fluida e trasparente, come il sito di commenti on-line Citroën Advisor. CITROËN significa 10.000 punti vendita e post vendita in oltre 90 Paesi e quasi 1,2 milioni di veicoli venduti nel 2015. Significa anche 8 titoli di campioni del mondo costruttori WRC e nel 2016 il 3° titolo consecutivo di campione del mondo costruttori WTCC (sotto riserva di pubblicazione ufficiale da parte della FIA).

Annunciati i vincitori del premio Rolex World Sailors of the Year 2016

Ancora una volta le storie dietro il Rolex World Sailor of the Year Awards evidenziano come la vela sia uno sport che incoraggia e premia determinazione, precisione e passione. Il mondo della vela si è riunito a Barcellona per celebrare i successi di alcuni dei suoi migliori atleti; quegli individui che hanno espresso prestazioni eccezionali nel corso degli ultimi dodici mesi, il tutto nella ricerca dell’eccellenza.

I vincitori del premio Rolex World Sailor of the Year 2016 sono stati annunciati in un’impressionante cerimonia di premiazione tenutasi presso la Casa Llotja de Mar, in presenza di circa 500 ospiti:

VINCITORE CATEGORIA UOMINI: Santiago Lange (Argentina)

Santiago è stato protagonista di una delle favole dell’Olimpiade di Rio 2016, vincendo la medaglia d’oro insieme a Cecilia Carranza Saroli nella classe Nacra 17. Con i suoi 54 anni, il sei volte olimpionico e due volte medaglia di bronzo era il più vecchio velista in gara, ma la sua storia va ben oltre la sua età. Appena un anno prima dei Giochi, a Lange è stato diagnosticato un cancro, per cui si è resa necessaria l’asportazione di un polmone. Essere presente sulla linea di partenza della gara era stato già di per sé un successo per l’argentino. Lange ha mostrato ciò che è possibile quando la passione è sostenuta da coraggio e determinazione.

Rolex World Sailors of the Year 2016

“Questo è un momento molto emozionante in una lunga carriera nel mondo della vela. E’ una vittoria per “noi”, perché non sarei riuscito a farcela senza Cecilia. Voglio ringraziare tutti gli altri candidati, che sono atleti che ammiro molto. Solo i migliori per davvero vincono la medaglia d’oro ai Giochi, e ho un grande rispetto per tutti gli altri candidati”.

Come riconoscimento per la sua impresa, Lange ha ricevuto un Rolex Oyster Perpetual Yacht-Master 40 appositamente inciso e un trofeo in marmo e argento raffigurante il globo, coronato da cinque spinnaker d’argento che rappresentano i continenti.

VINCITRICI CATEGORIA DONNE: Hannah Mills & Saskia Clark (Gran Bretagna)

Spronate dalla delusione di Londra 2012 nella classe 470, Hannah Mills e Saskia Clark hanno impostato con grande determinazione tutte i loro sforzi ed energie sui Giochi di Rio. Il loro percorso di avvicinamento alla rassegna a cinque cerchi ha rasentato la perfezione: oro alla Sailing World Cup Final 2015, argento agli World Championships 2015 e due ori nella World Cup 2016 hanno rivelato tutta le potenzialità di Mills e Clark. Una volta a Rio, la coppia britannica ha mantenuto le promesse: solo un disastro nella Medal Race poteva separarle dall’oro, cosa che non è accaduta. Clark e Mills hanno portato a termine quello che avevano iniziato vendicando la delusione di Londra.

Rolex World Sailors of the Year 2016

Saskia Clark ha commentato: “E’ assolutamente incredibile vincere questo premio, leggendo i nomi dei vincitori precedenti, autentiche leggende della vela. Davvero non ce lo aspettavamo”. Hannah Mills è stato altrettanto euforica: “La base della nostra intera campagna è stato il lavoro di squadra, il nostro legame. Questo premio è l’assoluto coronamento della nostra annata”.

A marcare il loro trionfo, Mills e Clark hanno entrambe ricevuti un Rolex Oyster Perpetual Yacht-Master 35S e lo stesso trofeo in marmo e argento di Lange.

Il Rolex World Sailor of the Year Awards, istituito nel 1994 e sponsorizzato da Rolex dal 2001, è uno dei più importanti riconoscimenti del mondo velico e nel tempo ha orgogliosamente premiato coloro che hanno dimostrato impareggiabile costanza, prestazioni e talento per la vela.

Rolex World Sailors of the Year 2016